Gli Azzurri si presentano al novembre internazionale come una delle più grosse incognite del panorama
Degli altri sappiamo tutto, o quasi.
Gli All Blacks, l’Australia, il Sudafrica, l’Argentina hanno terminato da poco il Rugby Championship, qualcuno ha giocato anche qualche altra gara nel frattempo e sappiamo esattamente cosa aspettarci da queste squadre.
Irlanda, Galles e Scozia proseguono il lavoro di parziale rinnovamento all’interno di una continuità con il recente passato che non lascia molti dubbi sul rugby che proporranno nel mese di novembre.
Leggi anche: Italia: i convocati per le Autumn Nations Series
L’Inghilterra ha cambiato gran parte dello staff e ha rimescolato anche le carte dei convocati e la Francia ha giocato gli ultimi test match a giugno con una rosa composta in larga parte di terze, quarte e quinte scelte. Da entrambe, quindi, è lecito aspettarsi qualche novità.
Ma fra le squadre in campo nella finestra autunnale la più grande incognita è rappresentata probabilmente dall’Italia.
Dopo il brutto Sei Nazioni della scorsa primavera, gli Azzurri hanno intrapreso una brusca rivoluzione alla guida della nazionale, cambiando interamente lo staff. A giugno si sono limitati a un raduno conoscitivo con i soli giocatori delle franchigie, poi più niente fino alla settimana scorsa.
Il fatto che il sipario su questa nuova iterazione della nostra nazionale si alzi sabato prossimo contro gli All Blacks più in forma degli ultimi 3 anni, cioè da quando ci rifilarono un sonoro 66-3 come se fosse bere un bicchier d’acqua, comporta una sorta di garanzia sul fatto che lo scontro sia non solo improbo, ma non probante.
Tanto vale, per farla breve, concentrarci già sugli incontri che ci vedono opposti alle due squadre sudamericane, Argentina e Uruguay. Nonostante i Teros provengano dalla grande gioia e dalla notevole prova offerta qualificandosi come testa di serie del continente americano alla Rugby World Cup 2023, rimangono una squadra dal talento inferiore a quello degli Azzurri, che avranno ben più di larga parte del pronostico dalla loro parte.
Leggi anche: Autumn Nations Series: le parole del nuovo capitano azzurro Michele Lamaro
Certo, la loro vittoria all’ultimo mondiale contro le Fiji, una di quelle formazioni a metà tra il Tier 1 e il Tier 2 come l’Italia, dice a chiare lettere che sottovalutare la Celeste significhi giocare con il fuoco. Gli Azzurri dovranno essere al loro meglio dal punto di vista tecnico e mentale per battere gli uruguayani come serve fare.
Però nulla vieta anche di accarezzare un sogno: quello di regalarci finalmente un novembre con una doppia vittoria. L’Argentina che si presenta a Treviso è una squadra in difficoltà dal punto di vista della rosa, minata da tante assenze, ma soprattutto psicologico. Se Ledesma non dovesse riuscire a risollevare la situazione entro il 13 novembre, il pomeriggio di Monigo potrebbe rivelarsi un’occasione davvero golosa per cominciare il regno di Kieran Crowley con un successo di peso.
La vittoria contro i Pumas può davvero essere un obiettivo, più che un sogno, per Michele Lamaro e compagni? Forse, come ha sostenuto in più di un’occasione proprio il Commissario tecnico neozelandese, gli obiettivi di questa prima uscita della nuova Italia non risiedono in punteggi o in risultati, ma nella creazione di un rinnovato clima di ottimismo ed entusiasmo all’interno e di rispetto all’esterno.
Un rispetto da guadagnarsi lasciando tutto il possibile sul campo contro gli All Blacks e dimostrando di poter competere con l’Argentina.
L’albiceleste, seppur non al meglio del proprio livello, è ancora una squadra di un altro livello rispetto agli Azzurri, che potrebbero provare a competere se si trovassero in un contesto maggiormente collaudato.
Proprio il poco tempo passato a lavorare insieme potrebbe essere la minaccia maggiore alla buona riuscita del novembre internazionale tricolore, insieme a un basso minutaggio di alcuni dei principali interpreti della selezione come Stephen Varney, Matteo Minozzi, Braam Steyn.
Leggi anche: Non è solo la diaspora a mettere in crisi l’Argentina
La fascia di capitano è stata affidata a Michele Lamaro alla ricerca di una leadership che sia anche tecnica. Nella terza linea ideale, il flanker del Benetton trova il suo posto con la maglia numero 7, mentre Luca Bigi, che pur rimarrà certamente importante per la sua esperienza all’interno del gruppo, deve in questo momento sudarsi una maglia che gli viene contesa dall’inizio di stagione brillante di Gianmarco Lucchesi e dal talento di Hame Faiva, apparso fisicamente appannato nella gara dell’Italia A contro la Spagna, ma che in prospettiva può diventare un attore protagonista con la maglia azzurra.
C’è curiosità per l’impronta tecnica che Crowley avrà cercato di dare alla squadra. Nei suoi anni a Treviso, il neozelandese è sembrato prediligere un gioco lineare, dove veniva premiato il giocatore in grado di eccellere nei fondamentali, con una netta distinzione dei compiti nel movimento offensivo, laddove invece Smith mirava ad avere una maggiore polivalenza.
Potrebbe essere il novembre in cui Renato Giammarioli si prenderà finalmente la maglia azzurra che con le Zebre ha dimostrato di meritare. In una nazionale dove i ball carriers efficaci latitano il dinamismo e la propensione all’avanzamento del terza linea potrebbero venire premiate, soprattutto se Steyn non sarà al top. E a fargli compagnia potremmo trovare Giovanni Licata, che finora ha giocato meno di 200 minuti in stagione, ma in quelli ha fatto vedere tutto il proprio talento. Peraltro, c’è un’evidente sintonia fra i due giocatori delle Zebre, che anche con la franchigia si cercano e si trovano per combinazioni affascinanti sul terreno di gioco.
Leggi anche: Italia-All Blacks, parla Ardie Savea: “Attenzione alla fisicità dei loro avanti”
Le certezze di questa squadra sono incarnate da Monty Ioane, Paolo Garbisi e Marco Riccioni, con gli ultimi due capaci di imporsi in club di alto livello in Europa senza troppo apprendistato alle spalle. Riccioni farà parte di un’unità, quella dei primi 5 uomini, che come spesso accade diventerà baricentro delle prestazioni azzurre.
Come sottolineato da Crowley all’epoca della sua presentazione, è proprio lì che l’Italia deve crescere per riuscire a competere con le avversarie. Ed è proprio lì che forse la coperta delle scelte a disposizione dell’head coach è più corta. Un incremento del workrate e dell’efficacia del lavoro di prime e seconde linee, non solo nelle fasi ordinate, ma soprattutto in giro per il campo, potrà fare la differenza nella dimensione dei sogni azzurri.
Un sogno che, alla fine, è semplice: agguantare un risultato importante per prendersi l’ultimo posticino rimasto nell’angolo dei grandi trionfi dello sport italiano nel 2021.
Cari Lettori,
OnRugby, da oltre 10 anni, Vi offre gratuitamente un’informazione puntuale e quotidiana sul mondo della palla ovale. Il nostro lavoro ha un costo che viene ripagato dalla pubblicità, in particolare quella personalizzata.
Quando Vi viene proposta l’informativa sul rilascio di cookie o tecnologie simili, Vi chiediamo di sostenerci dando il Vostro consenso.