Il responsabile dell’alto livello, intervistato da Sky Sport, ha fotografato il nuovo percorso intrapreso dagli Azzurri
Dopo Spagna-Italia A (dello scorso 30 ottobre) e Italia-All Blacks e nella settimana di Italia-Argentina e Italia A-Uruguay, il responsabile dell’alto livello federale Franco Smith ha fotografato un po’ il percorso azzurro in questo mese di novembre e non solo.
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Italia A, il punto di Franco Smith: “Abbiamo due obiettivi: vincere e sviluppare”
Intervistato da Sky Sport, il tecnico sudafricano ha toccato diversi punti nella sua disamina partendo col dire che “non esiste un Italia A e una nazionale maggiore, ma solo l’Italia” e che il primo target è quello di allargare il serbatoio da cui poter attingere, in un processo di identificazione in continuo movimento, fatto di porte aperte e di “scale di rendimento sia in salita sia in discesa”.
Quanto deve essere grande questo serbatoio azzurro? Smith ha identificato in 80-90 il numero di giocatori di interesse nazionale: la sua speranza è quella di poterci arrivare il prima possibile creando poi una concorrenza che sia utile tanto al gruppo squadra quanto allo staff tecnico: in maniera tale che il ct e i suoi assistenti possano decidere al meglio, di volta in volta, quali siano i migliori 23 da utilizzare in ogni singola gara.
Gli obiettivi
In merito al tema Franco Smith afferma in senso ampio: “Abbiamo due obiettivi: vincere e sviluppare. Al momento non abbiamo un sistema di sviluppo che ci consenta di fare questo, ragione per la quale abbiamo iniziato un processo. Per stare nell’alto livello, in qualsiasi sport, servono competizione interna e base ampia: sappiamo, in generale, che non possiamo fare o coprire tutto, ma abbiamo scelto di prendere una strada, di voler fare qualcosa. E’ chiaro che sacrificheremo qualcos’altro, ma almeno avremo dei riscontri all’interno di un percorso”.
Un futuro che si estende fino al 2031
“Con questa iniziativa – qui torna sul perchè dell’Italia A – stiamo cercando di creare un’opportunità per tutti: dal giocatore del Top10 a quello delle franchigie. Sappiamo che ci sono vari step per arrivare sulla scena internazionale: base tecnica, base tattica e mentalità, oltre all’esperienza. Quest’ultima però la si può fare solo scendendo costantemente in campo”.
“Se stiamo pensando alla Rugby World Cup 2023? Certamente, ma non solo. Sappiamo che avere un gruppo con tanta esperienza, alla Coppa del Mondo, può rivelarsi un fattore determinante. All’inizio del torneo mancano una ventina di mesi, per noi quindi è importante accrescere questa cosa.
A lungo raggio, poi, guardiamo anche ai quadrienni verso il 2027 e il 2031: riteniamo che i giovani di oggi possano far parte dell’ossatura del domani della nazionale arrivando ai prossimi appuntamenti iridati con tanti più caps nel loro bagaglio”.
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