Manca un solo test alla fine della finestra internazionale, come sono andate Nuova Zelanda, Sudafrica, Australia, Argentina e Giappone?
L’ultimo weekend di Autumn Nations Series rappresenta anche la chiusura dei tour delle formazioni dell’Emisfero Sud, con tanti giocatori che sono pronti per gli ultimi 80 minuti della loro stagione prima di fermarsi e tornare nel 2022. Sarà così per All Blacks e Wallabies, mentre i rugbysti di Springboks, Pumas e Brave Blossoms continueranno nei vari campionati per i quali sono sparsi per il mondo. In attesa delle partite conclusive dei tour e di bilanci che siano completi, andiamo a gettare un primo sguardo sul loro cammino fino a questo punto.
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Nuova Zelanda
Due belle vittorie, una più pasticciata (quella con l’Italia, almeno secondo la stampa neozelandese) e lo stop con l’Irlanda dicono che molto se non tutto in casa All Blacks dipenderà dalla gara di Parigi. Un successo contro gli ambiziosi Bleus laverà via tante delle polemiche del post Dublino, altrimenti ci saranno davanti diverse settimane piene di interrogativi in una squadra che è condannata a vincere sempre. Non va dimenticato che i giocatori All Blacks sono alla chiusura di una stagione molto lunga, visto che tra i due Super Rugby e il Championship hanno avuto un sacco di scontri molto fisici: ripensando alle parole del post Italia-Nuova Zelanda, quando gli azzurri sono rimasti fermi tre giorni a causa dell’intensità di gioco, si capisce quanto l’essere in campo da febbraio sia estenuante per chi, quasi ogni settimana, si scontra in battaglie da ultimo sangue. Così è stato tutto il Super Rugby Aotearoa e buona parte del Championship, è tutto tranne che anormale perdere in questa situazione contro una super Irlanda come quella vista sabato. Ora arriva un esame molto importante a Parigi, rimetteranno la chiesa al centro del villaggio?
Sudafrica
Il discorso della durezza fisica nella stagione degli All Blacks se possibile viene ancora amplificato dal Sudafrica che ha aggiunto una serie a dir poco devastante contro i Lions. In più tanti dei suoi giocatori militano tra Francia e Inghilterra dove non si gioca certo al “toccato”, quindi viene da pensare che il numero 1 del ranking non sia del tutto immeritato per gli Springboks. Vero, c’è stato l’inciampo delle due sconfitte con l’Australia, ma la vittoria sugli All Blacks e due prove estremamente solide contro Galles e Scozia hanno rimesso un po’ di cose a posto. Espugnare Londra vorrebbe dire chiudere l’anno al vertice e trovare un po’ di tranquillità, ma non è che in caso di sconfitte si possano fare grandi drammi.
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Australia
No, per i Wallabies non è stato il miglior novembre possibile. Prima la Scozia e poi l’Inghilterra hanno battuto la squadra australiana, rallentandone le velleità nate dal doppio successo estivo sui Campioni del Mondo. La sensazione è che i problemi siano ancora parecchi, e sabato a Cardiff sarà tutto tranne che una passeggiata. Il successo contro il Giappone sembrava far sperare in un mese più sereno, ma vedendo poi le prestazioni dei nipponici va molto soppesato il risultato di Oita. Certo, ci sono le assenze e una stagione che sta per terminare, ma chiudere con tre sconfitte in Europa non sarebbe certo il miglior viatico per lanciarsi verso il 2022. Unica cosa positiva? Dall’8 dicembre inizieranno le Ashes Series di cricket con l’Inghilterra, e allora tutti gli australiani si dimenticheranno del rugby (e degli altri sport) per spingere uniti Tim Paine e compagni al successo.
Argentina
La vittoria con l’Italia ha rinsaldato la panchina di Ledesma, qualora fosse stata scricchiolante, e rimesso un po’ di cose a posto in casa Pumas. Vero, arrivavano da sette sconfitte consecutive ma guardando i nomi e i roster delle avversarie era comunque plausibile come rendimento. La bella partita contro la Francia e la vittoria di Treviso hanno fatto riassaporare sapori di un’Argentina del passato, estremamente cinica e concreta. Molto interessante quindi l’esame di Dublino, dove un’Irlanda coi cerotti può rappresentare un’avversaria più alla portata rispetto alla macchina infernale che sabato ha schienato gli All Blacks.
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Giappone
Semplicemente inspiegabile. Dopo un’estate comunque positiva, dove hanno fatto tremare l’Irlanda a domicilio, i Brave Blossoms hanno fatto un’infinità di passi indietro. La sconfitta contro l’Australia va comunque pesata visti anche i risultati dei Wallabies, ma poi è arrivato anche il clamoroso 60-5 di Dulbino, in una partita senza la minima storia, e il rischio di crollo contro il Portogallo. A Coimbra i lusitani sono riusciti a rimanere sempre in scia di un Giappone largamente favorito alla vigilia e nel finale hanno anche rischiato di vincerla. Ora arriva la trasferta di Murrayfield contro la Scozia, un avversario che per quanto fatto vedere sinora può essere superiore (e non di poco) alla squadra nipponica. Risultati difficili da capire quelli ottenuti sin qui, ci sarà finalmente la riscossa?
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