La nazionale del Trifoglio è stata la migliore della finestra autunnale
Come non sia stata indetta una settimana di festeggiamenti in tutta l’isola dopo che l’Irlanda di Andy Farrell ha sostanzialmente dominato questo novembre internazionale, è e resterà un mistero.
Se la ciliegina sulla torta resta l’incredibile prestazione ottenuta contro gli All Blacks, aver segnato 113 punti fra Giappone e Argentina nelle altre due gare disputate è ciò che la dice più lunga su quanto sia stato alto il livello raggiunto dalla nazionale irlandese durante questo mese.
Non solo i risultati importano, però. Quel che è in qualche modo inconsueto è anche che l’Irlanda ha offerto il rugby più bello ed efficace.
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In una infografica molto girata nelle scorse settimane dopo il match contro la Nuova Zelanda, la squadra in verde era nelle prime posizioni in due categorie di dati, vittoria della linea del vantaggio e collisione, che permette di fare una riflessione sulla maturazione di questa squadra dopo 24 mesi di lavoro del nuovo staff tecnico.
Sotto Joe Schmidt, il precedente capo allenatore che già aveva portato nello staff l’attuale head coach Farrell, la squadra irlandese era una squadra fortemente dipendente dai propri ball carrier, con un gioco molto diretto e verticale, operato nelle vicinanze del punto d’incontro. Messa sul piede avanzante, poteva fare grandi imprese. E infatti sono arrivate le due precedenti affermazioni sugli All Blacks, quella di Chicago nel 2016 e quella di Dublino nel 2018.
Una volta pareggiata però la fisicità dei portatori di palla, erano poche le opzioni che rimanevano ai Trifogli, spesso soffocati dalla propria mancanza di alternative in attacco.
Se oggi l’Irlanda viaggia oltre il 60% di attacchi che finiscono oltre la linea del vantaggio ed è la migliore per successo nelle collisioni (32,6%) non lo deve a una ritrovata o migliorata attitudine fisica dei propri giocatori, quanto ad un gioco molto più frizzante, movimentato e vario.
Nessuna squadra come l’Irlanda è stata capace di mettere continui dubbi alla difesa che aveva di fronte, e quei dubbi sono fonte di spazi nei quali correre, dando libero sfogo alle comunque grandi qualità fisiche e atletiche di giocatori come Ronan Kelleher, Josh van der Flier, Jack Conan, Andrew Porter, Tadhg Furlong, Caelan Doris.
In un novembre denso di tanti protagonisti, fra cui conquista una menzione d’onore un sontuoso Johnny Sexton a quota 101 caps, proprio Doris ha vissuto la sua consacrazione.
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Classe 1998, cresciuto con addosso le stimmate del campione, distintosi in una Irlanda under 20 perdente, non ha conquistato immediatamente la ribalta, complice qualche trauma cranico di troppo. Dopo questo mese, però, Dublino e l’Irlanda sono ai suoi piedi: un giocatore estremamente intelligente, capace di fare sempre la cosa giusta e cresciuto molto dal punto di vista della dinamicità.
Una citazione anche per Dan Sheehan, anche lui del ’98, esordiente di questo novembre internazionale dell’Irlanda, che ha mostrato cose eccezionali. La battaglia per un posto in squadra a Leinster e in nazionale con Kelleher è un lusso clamoroso per la squadra e per il club.
La lista di chi ha avuto una finestra internazionale clamorosa sarebbe troppo lunga: non sono stati neanche citati James Lowe, Andrew Conway, Hugo Keenan, Jamison Gibson-Park.
L’Irlanda in questo momento è diventata il punto di riferimento del rugby mondiale per i risultati ottenuti e per il gioco espresso. Non è la prima volta che la nazionale in verde raggiunge l’apice a due anni dal mondiale: adesso la sfida è mantenere questo standard, perché troppe volte la nave si è schiantata nello scoglio dei quarti di finale alla Rugby World Cup.
Partite disputate: 3, 3V
Miglior giocatore di novembre: Caelan Doris
Debuttanti: Dan Sheehan (v JAP)
Lorenzo Calamai
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