Sono tanti i giocatori che potrebbero beneficiare dello “switch”, e alcuni sono anche molto conosciuti
Le nuove regole sull’eleggibilità nel rugby internazionale hanno aperto nuovi e curiosi scenari per il futuro. Chiaramente, uno degli obiettivi di questo cambiamento è rimediare – per quanto possibile – al “saccheggio” perpetrato nei confronti delle nazioni isolane, e in quest’ottica si inserisce anche l’aumento degli anni di residenza necessari (da 3 a 5) per l’equiparazione.
Ma cosa significa, concretamente, questa nuova regola? Vuol dire che tanti giocatori che hanno vestito la maglia di nazionali di alto livello, ma che da anni non sono più nel giro, potranno avere – se lo vorranno – una nuova occasione di scendere in campo a livello internazionale con la propria nazione d’origine.
È il caso, ad esempio, di Lima Sopoaga: apertura (e ai Wasps anche estremo, in alternanza con Minozzi) con 16 presenze negli All Blacks, e protagonista anche del capitolo della serie Amazon Prime “All or Nothing” dedicato ai tuttineri. Sopoaga non veste la maglia della nazionale neozelandese da oltre 3 anni, ed è di origine samoana: questo vuol dire che – se lui e la formazione isolana volessero – potrebbe scendere in campo con la maglia delle Samoa. Volendo esagerare, persino Julian Savea – campione del mondo 2015 con gli All Blacks, che ha concluso la sua esperienza in nazionale nel 2017 – potrebbe tentare un’esperienza con la selezione samoana. Inoltre, giocatori con un discreto passato con gli All Blacks, come Steve Luatua (15 caps) in passato si erano schierati a favore di questa possibilità.
Tra i “papabili”, il nome più caldo è certamente quello di Israel Folau: licenziato dalla federazione australiana per le ben note frasi omofobe pubblicate sui social, l’ex Wallabies ha fatto la spola tra Europa e Australia nel Rugby League, per poi firmare un contratto in Giappone tornando al Rugby a 15. La sua ultima apparizione con l’Australia risale al 24 novembre 2018, contro l’Inghilterra. Questo significa che sono passati esattamente 3 anni dal suo ultimo match in nazionale: Folau è di origine tongana, per cui – se volesse – potrebbe rilanciarsi nel rugby internazionale proprio con la maglia di Tonga.
Per quanto riguarda l’Italia invece, al momento l’unico nome “spendibile” è quello di Alex Lozowski, attualmente ai Saracens e con 5 presenze nella nazionale inglese tra il 2017 e il 2018. Per il resto, difficile immaginare altri scenari, anche perché l’altro nome “caldo” in ottica azzurra – Paolo Odogwu – può essere convocato anche senza l’ausilio di questa regola, non avendo ancora debuttato con la maglia dell’Inghilterra.
In teoria, qualsiasi oriundo o equiparato che non gioca da 3 anni con la nazionale scelta potrebbe effettuare questo “switch”, per cui la lista di nomi sarebbe potenzialmente infinita. Pensiamo a Vaea Fifita, che ha giocato con gli All Blacks fino al 2019 e che quindi – fra un anno – sarebbe selezionabile per Tonga, o a Nathan Hughes che non veste la maglia dell’Inghilterra da 2 anni e mezzo e che quindi fra 6 mesi potrebbe giocare per le Fiji. Per questo motivo, nell’elenco che segue, sono inclusi soltanto alcuni dei nomi più gettonati che allo stato attuale non sono più nel giro della propria nazionale e che potrebbero tornare a giocare nelle selezioni isolane.
Non solo Folau e Sopoaga quindi, ecco quindi alcuni nomi tra coloro che potrebbero effettuare lo “switch” con le nuove regole di World Rugby:
Samoa: Lima Sopoaga, Victor Vito, Francis Saili, Steve Luatua, Joe Tomane, Julian Savea
Tonga: Israel Folau, Charles Piutau, George Moala, Sekope Kepu, Augustine Pulu
Fiji: Henry Speight, Seta Tamanivalu
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