Voler forzare queste trasferte a tutti i costi non ha pagato. Adesso cosa succederà?
Le Zebre sono tornate a Parma – e gli Scarlets in Galles – e questa è già una notizia non da poco, visto quello che invece stanno passando e dovranno ancora passare Munster e Cardiff, isolati in Sudafrica a causa due positività accertate nei gallesi e ben 9 (notizia dell’ultim’ora) tra gli irlandesi. La franchigia italiana ha iniziato la quarantena in Italia e sarà sottoposta oggi al primo giro di tamponi, condizione necessaria – ma non ancora sufficiente – per potersi allenare. Munster e Cardiff non possono né muoversi da lì né tantomeno allenarsi: si va avanti con esercizi via Zoom e si sta pensando di portare degli attrezzi in camera per potersi tenere in forma.
Dal punto di vista umano, la principale preoccupazione è legata ovviamente alle condizioni di salute dei giocatori (per ora tutti i positivi sembrerebbero stare bene ma per la privacy nulla trapela) e allo stato d’animo di chi è ancora bloccato in Sudafrica, lontano dalle famiglie e senza sapere quando potrà tornare a casa. Perché anche dal punto di vista dei voli aerei la situazione non è semplice. Dal punto di vista sportivo, questo stop forzato rischia di far implodere su se stesso un calendario già pieno oltre il limite.
Challenge e Champions Cup
Anche questo weekend, Zebre, Scarlets, Munster e Cardiff non giocheranno le altre partite dello United Rugby Championship, previste in Sudafrica. Ci sarà poi una pausa di due settimane per fare spazio alle coppe europee, e qui il problema si fa serio: sabato 11 la squadra di Bradley dovrebbe affrontare Biarritz in Challenge Cup, gli Scarlets dovrebbero giocare il primo turno di Champions a Bristol, Cardiff dovrebbe ospitare Tolosa mentre domenica 12 è prevista Wasps-Munster.
Dal punto di vista logistico, se il suddetto giro di tamponi – così come i successivi – dovesse avere un esito favorevole, la partita tra Zebre e Biarritz potrebbe anche giocarsi. Il problema è il come, perché vorrebbe dire mandare in campo una squadra che non si è allenata per tanto tempo e che dovrà giocare senza un’adeguata preparazione. Se quella degli Scarlets per adesso è una totale incognita, la situazione di Munster e Cardiff è tragicomica: le due franchigie non sono ancora tornate a casa, e il rischio di non fare in tempo a concludere tutte le quarantene necessarie entro il weekend di Champions è altissimo.
L’EPCR farà il possibile per disputare le partite – anche perché non ci sarebbe tempo e modo di recuperarle – ma se non fosse possibile l’ipotesi più probabile, come lo scorso anno, serate quella di cancellarle e ad assegnare un 28-0 a tavolino ai danni di Munster e Cardiff, e soprattutto nel caso degli irlandesi significherebbe condannare ad una partenza ad handicap una delle favorite del torneo. Secondo i media irlandesi Munster, per scongiurare questa ipotesi, starebbe già correndo ai ripari lavorando per schierare una formazione con i giocatori rimasti in patria – a riposo dopo le Autumn Nations Series – e completando la rosa con i giovani dell’Academy.
United Rugby Championship
Volendo, la situazione dell’ex torneo celtico è ancora peggiore. Trovare uno spazio in calendario per recuperare gli 8 incontri cancellati (4 lo scorso weekend, altri 4 questa settimana) sarà un’impresa, ma non è certo finita qui: il periodo di Natale, come da tradizione, sarà dedicato ai derby, poi il 7 e l’8 gennaio le squadre sudafricane dovrebbero tornare in Europa. Difficile che ciò possa accadere, visto quanto sta succedendo da quelle parti. Come verrà riorganizzato il calendario dello United Rugby Championship?
Il problema è alla radice: l’URC (e prima il Pro14) sta tentando in tutti i modi, da oltre un anno, di includere a pieno regime le squadre sudafricane in Europa, anche a costo di forzare la mano. Ci avevano già provato con la Rainbow Cup, rivelatasi poi un mezzo flop, visto che l’unica partita intercontinentale è stata la finale tra Benetton e Bulls. Fin dall’inizio, anche lo United Rugby Championship ha dovuto convivere con l’incudine di partite da rimandare sempre in agguato. Le prime ipotesi prevedevano di disputare i match con le sudafricane il più tardi possibile, poi si è pensato di far giocare in Europa anche le partite che in teoria avrebbero dovuto giocare in casa: e forse questa sarebbe stata davvero la soluzione migliore.
Si è deciso di tirare la corda al limite, solo che al momento di dare lo strappo si è spezzata. Le promesse (anche economiche) che l’URC ha cercato in tutti i modi di rispettare sono saltate lo stesso, e adesso il rischio è quello di restare con un torneo monco, da rappezzare alla bell’e meglio. Rischiando, oltre alla salute di atleti e staff, oltre al danno economico, anche di far perdere di credibilità al Torneo stesso.
Francesco Palma
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