L’ex allenatore azzurro e il grande terza linea parlano all’Equipe del periodo difficile che sta vivendo la Nazionale italiana
“Perchè l’Italia non ci riesce a rugby?” è il titolo di un articolo pubblicato sull’Equipe nel quale si prova a spiegare con numeri e parole la situazione della Nazionale italiana. Rapidi i collegamenti con i risultati deludenti nel Sei Nazioni, la cui ultima vittoria casalinga è del 2013 (proprio contro la Francia) e assoluta del 2015, prima poi della grande carestia di risultati e soddisfazioni che dura ormai da sei anni. Il quotidiano francese sottolinea anche le differenze tra i momenti in cui gioca la Nazionale e le partite di club, con numeri di spettatori che passano dai 50/60mila a poche migliaia.
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Tutti dati che gli appassionati italiani comunque conoscono, ma L’Equipe per provare ad approfondire la questione ha parlato con due persone che ben conoscono il rugby italiano: Jacques Brunel e Mauro Bergamasco. Per il primo, allenatore azzurro tra il 2011 e il 2016, “L‘attuale generazione non ha saputo essere all’altezza delle precedenti che potevano contare su giocatori eccezionali: dai fratelli Mauro e Mirco Bergamasco a Martin Castrogiovanni, da Marco Bortolami ad Andrea Lo Cicero” (non viene citato Parisse, che è tutto tranne che un giocatore del passato).
Mauro Bergamasco aggiunge: “La nostra fortuna è quella di essere cresciuti a stretto contatto con i migliori all’estero. La Federazione Italiana solo di recente ha permesso ai suoi migliori giovani di andare oltre i suoi confini, è stato perso molto tempo”
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Impegnato con il Valorugby come consulente, Brunel aggiunge: “La Federazione aiuta finanziariamente le sue franchigie, e il sistema che porta i migliori a giocare nello United Rugby Championship è buono. Il problema è come riuscire a rendere più efficaci Benetton e Zebre facendo giocare e dando spazio ai giocatori della Nazionale”. Per lui comunque ci sono motivi per sperare: “Il rugby italiano è ancora capace di creare ottimi giocatori. Paolo Garbisi a 21 anni ha le chiavi di una grande squadra come Montpellier, ma reputo anche Minozzi un giocatore di livello”.
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Mauro Bergamasco sottolinea anche: “La presenza di Federico Mori a Bordeaux e di Riccioni ai Saracens non possono che farli crescere. Penso comunque che il problema principale sia a livello mentale: il nuovo head coach Kieran Crowley dovrà rilanciare l’abitudine a vincere”.
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