Lo storico centro gallese si racconta, in una fotografia della sua vita rugbystica e non solo
In occasione dell’uscita della sua autobiografia dal titolo “Center Stage”, lo storico centro della nazionale gallese Jamie Roberts (97 caps coi Dragoni, dal 2008 al 2017) è stato protagonista di molte intervista coi media britannici: chiacchierate nelle quali ha svelato qualche succosa anticipazione del suo romanzo.
Jamie Roberts: “Nella mia vita ovale ho un grande rimpianto. Il mio idolo? Un calciatore”
“Adesso lo posso dire, nella mia vita ovale ho avuto un unico grande rimpianto: quello, nel 2017, di non andare a giocare in Giappone, per andare a fare un’esperienza di vita diversa. Avevo avuto dei contatti coi Kobe Steelers, ma poi ho rinunciato a tutto pensando alla nazionale e agli Harlequins. Mi sono detto che sarebbe ricapitata un’altra chance più avanti e invece poi sappiamo tutti come sono andate le cose”.
“Da lì, una serie di eventi poi mi ha turbato il cuore: queste sono ferite che si curano col tempo, ma in questo caso temo ce ne vorrà molto perché tutto possa passarmi. A distanza di anni posso dire di aver commesso un errore a non andare in Giappone e lo dico con rabbia, ma anche serenità nell’ammettere la “mia colpa”.
Una dichiarazione per certi versi pesante, che fa riferimento si alla sua persona, ma che nel libro poi viene spiegata anche in base ai consigli dei dirigenti dei club nei quali Roberts ha militato.
Per stemperare i toni, al trequarti è stato poi chiesto quale fosse il suo idolo in gioventù. E anche li, una domanda che poteva essere leggera si è trasformata in qualcosa di certamente inatteso: “Quando ero giovane ero un grande appassionato di calcio, un super tifoso del Manchester United ed Eric Cantona era il mio idolo. Era spavaldo e sicuro: qualità che apprezzavo, ma che certamente (ride, ndr) non hanno fatto parte del mio modo di essere in campo”.
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