La terza linea del Benetton e degli azzurri si racconta a OnRugby dopo il derby dominato (“Era una partita fondamentale, siamo soddisfatti sotto tutti i punti di vista”) con un pensierino alla prossima Rugby World Cup: “Il sogno di ogni giocatore”
L’esordio – da capitano – con la nazionale A, poi quello con la maggiore nel “suo” Monigo contro l’Argentina, e adesso il derby stravinto col Benetton, con il premio di “player of the match” a fare da ciliegina sulla torta. Il finale di 2021 ha visto Giovanni Pettinelli togliersi più di qualche soddisfazione. La terza linea classe ’96, protagonista del 39-14 con il quale i leoni hanno battuto le Zebre al Lanfranchi, ha raccontato così il match: “È stata una partita molto positiva. Era fondamentale per il nostro cammino, l’abbiamo approcciata nel modo giusto e questo ci ha permesso di indirizzare tutto lo svolgimento del match. Siamo soddisfatti sotto tutti i punti di vista”.
Nelle ultime uscite vi era stata “imputata” una certa mancanza di cinismo nei 22 avversari. Questo derby vi è servito a fare un passo avanti?
Sì, questo è stato un aspetto su cui abbiamo lavorato tanto durante le varie settimane: aumentare la pericolosità quando c’è l’occasione di fare punti. Nel nostro campionato non ci sono molte opportunità, e spesso le partite si giocano su margini di punteggio molto piccoli, quindi ogni occasione diventa fondamentale.
E di partite punto a punto ne avete vinte tante, prima di dominare il derby…
È stato uno step fondamentale. Vincere all’ultimo minuto aumenta la coesione: fa capire che c’è un gruppo presente, unito e che crede in ciò che sta facendo. Questo comporta una maggiore sicurezza, che ci porta poi a segnare di più e a vincere con uno scarto superiore. L’una è una conseguenza dell’altra: quando hai l’opportunità di vincere partite fondamentali punto e punto il gruppo si compatta molto, e questo dà fiducia sia nel lavoro che si sta facendo, sia in se stessi, e dopo ci permette di esprimerci con più tranquillità e sicurezza.
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Volendo fare l’avvocato del diavolo, anche contro le Zebre c’è stato uno dei black-out che ha caratterizzato il vostro inizio di stagione, con 2 mete prese in pochi minuti…
Certamente ci sono state delle disattenzioni, anche dovute alla giovane età, ma se guardiamo i punteggi del primo e del secondo tempo, siamo la squadra che ha segnato di più in entrambe le frazioni. Questo vuol dire che c’è una certa costanza, da parte nostra, durante tutta la partita.
Per te è stato un anno importante, non solo col Benetton. Come hai vissuto il “doppio” esordio in azzurro? (Prima in Nazionale A, da capitano, poi con la maggiore n.d.r.)
Personalmente considero questo 2021 un punto di partenza, perché da qui voglio migliorarmi costantemente e raggiungere obiettivi sempre più alti. Voglio essere sempre più un punto di riferimento per il Benetton ed essere ancora più presente nel giro della nazionale.
Crowley ha detto che il 70% degli azzurri attuali andrà al Mondiale in Francia. Pensi, o speri, di essere tra quelli?
Sto lavorando per quello. Penso che giocare un mondiale sia il massimo per qualsiasi giocatore, non solo nel nostro sport, per cui senza dubbio sto lavorando per quello.
La situazione pandemica sta condizionando anche l’Urc, con tantissime partite rinviate. Come state vivendo questa fase di precarietà?
Senza dubbio ci atteniamo a tutte le precauzioni del caso, che sono fondamentali, ma ragioniamo partita per partita, senza concentrarci troppo sulla classifica. Ogni match è importante per il nostro cammino, e come detto prima spesso si gioca su margini molto ridotti. Se vogliamo raggiungere un obiettivo importante a fine stagione, bisogna prima giocarcela partita per partita, weekend dopo weekend.
Qual è l’ulteriore step da fare per conquistare i playoff?
Ci sono degli aspetti del gioco che dobbiamo migliorare, come la disciplina nel secondo tempo del derby. Poi, le vittorie in casa aiutano molto, ma serve vincere anche in trasferta. Se vogliamo essere una squadra all’altezza di grandi obiettivi dobbiamo confermarci anche fuori casa, e stiamo lavorando per questo.
A proposito di trasferte, a gennaio la Challenge vi fornirà un altro banco di prova: Lione
Sai, le squadre francesi sono sempre molto difficili da affrontare, perché oltre ad avere fisicità hanno grande qualità tecnica e sono imprevedibile. Per noi che non le affrontiamo spesso sarà un ulteriore banco di prova, molto stimolante.
E poi ci sono anche due partite in casa (Dragons e Perpignan n.d.r.), fondamentali per passare il turno…
Il campionato e la Challenge sono due competizioni molto diverse. L’Urc è un torneo lungo, che presenta quindi varie fasi nel corso dell’anno. La coppa, invece, è una competizione “secca”, in cui ci sono partite da dentro o fuori, per cui passare da un tipo di partita all’altro non è facile, ma la Challenge è un nostro obiettivo e queste due partite saranno fondamentali per il nostro percorso.
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