Un’analisi sugli effetti provocati dai radicali cambiamenti nel mondo dello sport e in particolare del rugby
A partire dal febbraio 2020 per forza di cose tutto il mondo sportivo italiano, ma è un discorso allargabile a moltissimi settori, ha subito e sta subendo un duro colpo per via dell’emergenza sanitaria ancora in corso. Parlando di rugby, appare ovviamente condizionato il movimento ovale negli ultimi due anni, considerando cioè i numeri di fine 2019 (quando ancora tutto funzionava in maniera normale) e di fine 2021.
Come riporta Simone Battaggia sul suo blog “Meta dell’altro mondo” emergono dei dati che, messi a confronto evidenziano dei numeri tendenti al ribasso, ma è come detto una situazione che coinvolge praticamente ogni disciplina sportiva del nostro paese, senza eccezioni.
Partendo proprio dal mondo sportivo italiano, e utilizzando uno studio pubblicato da Sport & Salute, si evince come il 6% delle organizzazioni ha chiuso nel corso del 2020 e va aggiunto un ulteriore 2% fino a marzo 2021. Tra i motivi principali di chiusura vi sono i costi troppo elevati (32%), la mancanza di adeguati aiuti dallo Stato (27%) e la riduzione degli iscritti (23%).
Sempre secondo i dati pubblicati dall’ente governativo, è ancora più difficile la situazione a livello di praticanti. Tra maggio 2020 e febbraio 2021, oltre 9 organizzazioni sportive su 10 (sempre considerando tutte le discipline) hanno riscontrato una perdita di iscritti, con il 40% che afferma di aver perso dalla metà dei numeri in su rispetto ai 12 mesi precedenti. Anche i bilanci delle varie associazioni sono decisamente in rosso, con perdite riscontrate o stimate che navigano intorno al 50% del totale.
Passando al caso specifico del rugby, e partendo dal movimento maschile, è interessante analizzare come l’emorragia maggiore ci sia stata nel mondo giovanile. Under14-15, Under16-17 e Under18-19 registrano numeri inferiori rispettivamente del 20, 23 e ancora 23%, con le ultime due categorie che hanno perso circa 1.300 e 1000 tesserati. Percentuali che sono in linea con quanto accaduto al mondo del calcio. Come comunicato dalla Figc nel “Report Calcio” pubblicato alla fine dello scorso anno emerge infatti che tra il 30 giugno 2019 e il 15 marzo 2021 sono calati di oltre il 23% i calciatori tesserati, ovvero quasi 245.000 giocatori in meno.
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Tornando al mondo ovale soffre meno o non soffre proprio il settore che riguarda i più giovani, con gli iscritti nelle Under8-9 che sono cresciuti del 15% (da 5749 a 6612), Under10/11 stabile e Under12/13 che perde l’8%. Passando infine al settore seniores, sono poco meno di 2000 i tesserati in meno: si è passati dai 13535 di dicembre 2019 agli 11641 dello scorso mese, con una contrazione del 14%.
Questa la situazione del rugby maschile, mentre è ancora più netta ed evidente la difficoltà del mondo femminile, che quasi a tutti i livelli deve fare i conti con percentuali negative che sfondano ampiamente la doppia cifra, ma non tutti. Un quinto in meno le tesserate seniores (da 1731 a 1386), quasi un terzo quelle delle Under18-19, Under16-17 e al 34% il dato negativo per le Under14-15 (da 487 a 322). Segna invece un clamoroso +73% il dato del mini-rugby femminile, con le categorie Under8-9 che passando da 3319 iscritte a ben 5753.
Si notano dunque tendenze nette, ma con aumenti importanti di iscritti nelle categorie riservate alle età più basse sia maschili sia femminili. Un dato che vogliamo vedere come una speranza.
Passando a guardare i dati relativi alle squadre e non più ai singoli giocatori, la pandemia ha tolto al rugby italiano quasi un terzo dei suoi numeri di fine 2019. In due anni si è passati da 1431 a 1053 squadre, con una contrazione pari al 26% complessiva, ma comunque molto diversa se divisa nelle varie categorie. Top10 (con l’uscita di scena di Medicei e San Donà) e Serie A (ora a 28 formazioni) perdono entrambi due squadre mentre la Serie B solo 3 su 47. I problemi veri si notano guardando i settori giovanili ancora una volta. Quasi dimezzato il numero delle formazioni Under18-19, passate da 176 a 102 per un -42% molto pesante. Sempre parlando al maschile, si aggirano intorno al 30% i segni negativi davanti alle Under 14-15 e 16-17.
Non è tanto differente il dato del rugby femminile, che resta sempre intorno al 30% in negativo per i settori giovanili (con un -38 riguardante le under14-15) mentre è più alto, rispetto al maschile, il dato delle seniores. 22 su 26 le squadre iscritte in Serie A rispetto a due anni fa (-15%), 63 su 79 quelle della Coppa Italia femminile (-20%).
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