Il coach dei Bulls lancia un monito alla Federazione sudafricana per una regola stile All Balcks che trattenga i giocatori in patria
Tanti, troppi talenti sudafricani stanno lasciando il paese ed è ora per la federazione di trovare un rimedio. Magari studiando una legge ad hoc come quella in vigore in Nuova Zelanda che di fatto chiuda le porte della Nazionale a quei giocatori che scelgono di accettare le ricche offerte provenienti dai campionati dell’Emisfero Nord o da quello giapponese.
A lanciare l’allarma è Jake White, Director of Rugby dei Bulls, che in un’intervista concessa a SARugbymag ha espresso chiaramente il proprio pensiero in merito: “Le franchigie sudafricane sono praticamente diventate accademie per i club d’oltremare”, ha detto White. “Poiché i migliori talenti senior sono all’estero, giochiamo con i ragazzi delle giovanili che altrimenti non avrebbero trovato spazio in prima squadra. Poi quando quei giovani hanno 21 o 22 anni e hanno esperienza alle spalle. i club d’oltremare li ingaggiano per la parte migliore della loro carriera”.
A lasciare perplesso White è soprattutto il costo sul lungo termine di questa operazione: “Non ho dubbi sul fatto che il modello attuale stia funzionando e alcuni direbbero che è dannatamente intelligente: il SA Rugby convince i club d’oltremare a pagare gli stipendi dei migliori giocatori nazionali e poi giocano per il Sud Africa”. Ma qualcosa in realtà non funziona: “Come abbiamo visto di recente con i commenti del proprietario di Tolone su Eben Etzebeth, i proprietari se ne stanno accorgendo. Parte del motivo per cui questi club europei ingaggiano i talenti stranieri è che possono rimanere competitivi anche quando perdono giocatori a causa delle convocazioni per il Sei Nazioni.”
La soluzione per White è che si cerchi il più possibile di resistere alla tentazione di mandare i giocatori all’estero: “Ora è un buon momento, prima del prossimo ciclo contrattuale, per SA Rugby per tracciare una linea di demarcazione sulla scelta dei giocatori che sono ingaggiati con club stranieri”. L’obiettivo è uno soltanto, ovvero quello di non “uccidere la gallina che ha deposto l’uovo d’oro. Abbiamo strutture scolastiche incredibili in Sud Africa e la nostra salvezza è dovuta al fatto che produciamo giocatori di livello mondiale perché abbiamo grandi scuole come Grey Bloem dove abbiamo 1.500 ragazzi e Paarl Gim allenato da un ex Springbok come Pieter Rossouw”.
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