Dopo le polemiche degli scorsi anni
Dopo che negli ultimi anni non erano mancate le polemiche in Galles attorno al rugby femminile, legate a lamentele riguardanti il trattamento (talvolta deficitario a detta di giocatrici e addetti ai lavori) riservato alla selezione a XV del paese dalla federazione, lo scorso novembre la WRU aveva annunciato una svolta contrattuale, con l’introduzione di diversi contratti pro (inizialmente avrebbero dovuto essere 10, numero poi salito a 12) e semi pro (una quindicina, ma si capirà di più in tal senso nelle prossime settimane) per le ragazze della nazionale.
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Per innalzare la qualità del team (permettendo alle atlete principali una vita da atlete pro) che sarà guidato al prossimo Sei Nazioni da Ioan Cunningham – subentrato lo scorso autunno dopo un periodo in cui si sono succeduti diversi allenatori in pochi mesi -, qualificato al mondiale neozelandese ma spesso in difficoltà negli ultimi anni, dando così dignità ancor prima che competitività al movimento femminile di alto livello in patria, così, il Galles ha dato seguito al suddetto annuncio, ufficializzando quest’oggi i 12 nomi full pro.
Il tweet
📢BREAKING NEWS
FIRST FULL-TIME CONTRACTS AWARDED TO 12 #WALESWOMEN PLAYERS| LLONGYFARCHIADAU MAWR I CHI GYD 🙌
🗞️👉https://t.co/nPgrulzI7s pic.twitter.com/bL5hOGEuS4— Welsh Rugby Union 🏉 (@WelshRugbyUnion) January 12, 2022
Spiccano quelli del capitano Siwan Lillicrap, veterana 34enne in terza linea, e delle stelle tra i trequarti Jasmine Joyce ed Elinor Snowsill.
In Italia come è la situazione?
A partire dallo scorso anno, 15 azzurre (necessariamente di stanza in Italia, anche se nel prossimo futuro questa regola potrebbe e dovrebbe cambiare) selezionate da una commissione tecnica hanno avuto accesso a una “borsa di studio” annuale (con bonus in caso di laurea nel corso dell’anno). Di fatto un riconoscimento economico in grado di aiutare le atlete in questione a conciliare l’impegno scolastico/lavorativo a quello sportivo.
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