L’head coach degli Azzurri motiva le esclusioni di Minozzi e Canna
Kieran Crowley ha detto trentatré. Tanti sono i nomi nella lista diffusa dal capo allenatore della nazionale italiana in vista delle prime due partite del Sei Nazioni 2022 contro Francia e Inghilterra.
Una lista depauperata da un numero di infortunati piuttosto consistente, ma anche sorprendente per il numero e il prestigio degli esclusi, a cui fa da contraltare la presenza di ben sei esordienti.
Minutaggio, prestazioni sul campo e volontà di generare competizione per la maglia sono state le principali discriminanti che hanno portato lo staff tecnico azzurro ad effettuare le scelte, come ha raccontato lo stesso Crowley direttamente ad OnRugby.
Qui la lista dei 33 convocati.
Come presenteresti le tue scelte? È una selezione basata sullo stato di forma dei giocatori?
Sono state scelte difficili per via della situazione nella quale ci troviamo. Ho avuto l’occasione in novembre di lavorare con un gruppo di giocatori e ora abbiamo scelto quest’altro per le prime due partite del Sei Nazioni, ma ciò che ci ha guidato nelle scelte non è stato solo l’attuale stato di forma, principalmente perché tanti giocatori, per diversi motivi come rinvii e cancellazioni, non hanno giocato molto rugby nelle ultime settimane. Questo è il miglior gruppo che abbiamo a disposizione in questo particolare momento.
Lo è davvero? Mancano alcuni nomi importanti. Ci sono solo cinque giocatori delle Zebre, ad esempio, forse il numero più basso di sempre.
È qualcosa che ha più a che vedere con la situazione generale che non con il periodo difficile che la franchigia sta attraversando. Luca Bigi, ad esempio, non è stato considerato perché si è infortunato durante la partita contro il Tolone di Challenge Cup. Sta recuperando dall’infortunio e la sua data di rientro è fissata per il 29 gennaio [quando le Zebre ospiteranno il Munster], quindi abbiamo deciso con Luca di provare a tornare a giocare in quell’occasione, vedere come va e poi eventualmente considerarlo per la convocazione nella seconda parte del Torneo. Lo stesso vale per un giocatore come [Renato] Giammarioli: ha lasciato il ritiro della nazionale per infortunio lo scorso novembre e non è ancora tornato a giocare, sarà disponibile anche lui per la partita del 29, quindi lo considereremo dopo quella. Ci sono anche altri 3/4 giocatori, attualmente convocati, che rilasceremo per quella giornata di campionato, fra coloro che hanno avuto meno minutaggio.
Oltre a Bigi e Giammarioli ci sono altri giocatori veterani delle Zebre che non sono stati selezionati. Ci hai parlato? Qual è stato il messaggio che hai mandato loro?
Sì, ho parlato con Carlo Canna e con i giocatori che hanno un certo numero di caps e non sono stati scelti. La porta per loro è ancora aperta. Quello che voglio vedere è che giochino bene per il loro club, e in questo modo ci mettano sotto pressione per selezionarli di nuovo.
Qual è la tua opinione sull’esonero di Michael Bradley e sul difficile periodo che la franchigia di Parma sta attraversando?
Non è compito mio rilasciare dichiarazioni su questo argomento. La decisione del cambio tecnico arriva dalla dirigenza delle Zebre, io non sono all’interno del loro ambiente e non posso conoscere ciò che accade. Tuttavia, quel che è successo è successo: adesso è compito dei giocatori, insieme al nuovo staff, qualunque esso sia, ribaltare la situazione. Alle Zebre ci sono alcuni giovani giocatori molto promettenti che magari non sono stati selezionati per questo Sei Nazioni, ma ai quali senza dubbio guardiamo per il futuro. Giocatori che hanno già rappresentato l’Italia A o l’Italia Emergenti come [Andrea] Zambonin o [Ion] Neculai, per citarne alcuni. Questi giocatori, insieme ai senatori, hanno il compito di farsi carico della situazione e creare un ambiente dove tutti possano performare al loro meglio.
Guardando ai giocatori impiegati all’estero, Matteo Minozzi dovrebbe aver recuperato dall’ultimo infortunio e tornerà a disposizione dei Wasps nel prossimo fine settimana. Perché è stato escluso?
Matteo non ha giocato molto ultimamente e in questo momento ci sono un paio di giocatori che voglio vedere nel ruolo.
Edo Padovani è un’opzione ad estremo per noi, [Giacomo] Da Re ha giocato molto bene con l’Italia Emergenti e può giocare sia numero 10 che 15. [Leonardo] Marin può giocare sia 10 che 15. Questo per dire che abbiamo diverse opzioni per la posizione di estremo e che per Matteo il messaggio è lo stesso che per gli altri: deve fare minutaggio e performare ad alto livello. È un giocatore con un grande X-factor, ma in questo particolare momento è rimasto fuori.
A proposito di Giacomo Da Re, permit player del Benetton: quest’anno ha giocato 6 partite, tutte quante ad estremo, tutte quante per il Rovigo in Top10. Questo significa che tieni in considerazione anche il massimo campionato italiano?
Certo, ovviamente. È anche per questo che abbiamo l’Italia A e l’Italia Emergenti. Da Re ha giocato molto bene in quella partita contro la Romania a dicembre, ma anche un giocatore come [Alessandro] Izekor o alcuni di quelli che hanno giocato in prima linea sono nel nostro radar. Il messaggio che deve passare è questo: la forma e il valore che dimostri nel tuo club ti portano nelle selezioni nazionali, e attraverso quelle al livello superiore. Da Re è stato selezionato sulla base delle sue prestazioni.
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Una delle cose di cui si è parlato di più sia in Italia che all’estero, negli ultimi tempi, è il possibile ritorno in Azzurro di Sergio Parisse. Non fa parte di questa prima lista. Lo hai sentito? Hai intenzione di includerlo nella seconda parte del Torneo?
Ho parlato da poco con Sergio. È tornato dopo l’infortunio alla mano. Stava giocando molto bene nella prima parte di stagione, poi ha dovuto fermarsi, è tornato a giocare e ha giocato 60 minuti da titolare, in una gara in cui ha giocato ragionevolmente bene. Non ha disputato invece la gara contro le Zebre, perché lo volevano risparmiare per un paio di partite importanti in campionato, ma poi sono state rinviate.
Quando ci ho parlato mi ha detto che avrebbe voluto tornare a giocare e riprendere fiducia. Adesso Tolone ha due partite di Challenge Cup nelle prossime settimane, quindi quando noi giocheremo contro la Francia al Sei Nazioni sfideranno Castres e quando giocheremo con l’Inghilterra avranno Bordeaux, quindi si tratta un po’ di una rincorsa.
Ci abbiamo pensato, ne abbiamo discusso e abbiamo deciso che è meglio per lui tornare in campo con il suo club, mettere insieme un po’ di minuti di gioco e poi lo considereremo per la prossima convocazione, quella che ci sarà per la partita con l’Irlanda, o per l’ultima, quella prima delle ultime due gare del Sei Nazioni.Per adesso, comunque, posso dire che siamo sulla stessa lunghezza d’onda.
In dicembre hai dichiarato a La Gazzetta dello Sport di aver contattato sei o sette giocatori eleggibili che militano all’estero. Per il momento, nessuna traccia di loro nella convocazione. Le domande sono diverse: chi sono? Ci sei ancora in contatto? Come stanno le cose? Qual è il piano?
Sì, quella risposta era in relazione al fatto del cambio delle regole sull’eleggibilità, che era appena avvenuto. Penso che non starei facendo il mio lavoro se non mi tenessi in contatto con giocatori di questo tipo. Ho parlato con 7 giocatori. Ho deciso di non andare avanti con 3 di loro dopo averli osservati per un po’, anche se ovviamente continuo a tenere i contatti. Gli altri 4 sono di sicuro interesse, ma ognuno di loro si trova in una situazione diversa. Qualcuno, ad esempio, mantiene viva l’ambizione di giocare per il paese dove si trovano.
Io per il momento sto continuando a tenermi in contatto con loro.
Siamo comunque piuttosto soddisfatti del gruppo che abbiamo al momento. Dopodiché se uno di questi giocatori si rende disponibile e noi pensiamo che possa aggiungere qualità, sicuramente ci sarà un seguito all’attuale contatto. Per il momento, però, queste sono le circostanze.
Quindi possiamo comunque dire che si tratta di profili affermati che giocano al massimo livello in Europa, non di project players o di giovani da sviluppare. Giocatori di Premiership, magari?
Sì, lo sono. Poi, certo, teniamo d’occhio anche giovani giocatori da sviluppare che possano diventare parte del nostro movimento, però quelli a cui mi riferisco e con i quali stiamo parlando sono giocatori di Premiership. E di United Rugby Championship.
Ovviamente vogliamo portare a bordo giocatori che possano aggiungere qualcosa, non ci serve semplicemente qualcuno che faccia numero.
Un’ultima domanda, di carattere più tecnico e meno relativa alla selezione. In novembre, nelle prime tre partite di questa Nazionale, non abbiamo potuto vedere molto di quella che è la tua filosofia di rugby. Quali sono i pilastri tecnici e tattici del tuo gioco?
Per me lo scorso novembre è stato un’esperienza formativa e di apprendimento, ho imparato ad esempio a conoscere giocatori con cui non avevo mai avuto a che fare. Ora ho un percorso e un’idea chiara del modo in cui vogliamo giocare. Vogliamo e dobbiamo migliorare in tanti momenti del gioco, soprattutto nell’area del contatto e nel gioco aereo. Sono due fasi che abbiamo interpretato in modo deludente a novembre. E poi ci sono le fasi statiche, mischia e rimessa laterale, e tutto ciò che concerne il drive.
La scorsa finestra autunnale è stata una sorta di diagnosi, per capire la situazione. In questo Sei Nazioni miglioreremo in tutte queste aree e nella nostra performance sul campo. A novembre però abbiamo anche costruito le fondamenta dalle quali partire per giocare come vogliamo. L’intenzione è quella di usare maggiormente il pallone al largo, ma per arrivare a farlo dobbiamo essere in grado di produrre palloni veloci e questo ci riporta all’area del contatto.
Con questo termine intendo la pulizia del punto d’incontro, la continuità diretta, ma anche ciò che concerne il drive, tutto ciò che ha a che vedere con corpi che entrano in contatto.
È lì che dobbiamo migliorare per creare palloni veloci e mettere in difficoltà gli avversari.
Spero che alla fine del Sei Nazioni saremo stati in grado di guadagnarci della credibilità, così che fra cinque partite magari sarà chiaro quali sono i pilastri del nostro gioco.
Lorenzo Calamai
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