Un giudizio sulle prestazioni individuali della seconda partita degli Azzurri nel Sei Nazioni 2022
Dopo la seconda partita dell’Italia nel Sei Nazioni 2022, opposta all’Inghilterra a Roma domenica pomeriggio, è arrivata la trentaquattresima sconfitta consecutiva nel Torneo per gli Azzurri, la numero 99 nella storia del Torneo.
Una partita dove la differenza l’ha fatta il gap di livello dei singoli, ma anche delle fasi di gioco collettive, con un piano di gioco inglese perfetto per fare male a questa Italia. Gli Azzurri hanno regalato troppo in termini di errori individuali, ma c’è stata anche qualche nota non del tutto negativa.
Le pagelle dell’Italia
Padovani, 5,5: Entra maggiormente nel gioco offensivo come secondo playmaker azzurro ed è sicuro sotto i palloni alti, ci mette quello che ha in difesa. Troppo poco reattivo sulla terza meta inglese, quando dovrebbe rincorrere Jamie George lanciato sull’out di destra.
Mori, 4: L’ala azzurra ha 21 anni e i mezzi per crescere. In attacco guadagna bene metri, ma si fa portare fuori troppo facilmente da Smith. Ha gravi responsabilità su due delle prime tre mete inglesi: sulla prima si preoccupa di Smith e si fa aggirare da Malins, sulla terza è mal posizionato e passivo, lasciando una situazione troppo facile da interpretare al 10 avversario. Errori gravi per il livello richiesto.
Brex, 5: I centri dell’Italia sono coloro ai quali tocca sostenere un peso immenso nella struttura difensiva, chiamati a lavorare tantissimo per coprire lo spazio lasciato sui lati del campo da una difesa che dà priorità ad essere forte al centro. Tocca diversi palloni in attacco e ci mette 12 placcaggi, ma è meno lucido del solito nella lettura delle situazioni difensive.
Zanon, 5: Come per Brex, è chiamato a svolgere tanto lavoro, ma rispetto al collega non ha la stessa dimestichezza con il decifrare gli attacchi avversari. In attacco è chiamato meno in causa rispetto a sette giorni fa.
Ioane, 6: Difficile rimproverare qualcosa all’ala del Benetton. È il ball carrier più efficace degli Azzurri, in difesa ci mette tutto ciò che ha e cerca di arrivare dovunque.
Garbisi, 5.5: Tutto ciò che di buono costruisce l’Italia in attacco è frutto delle sue letture. I calcetti per Brex e Ioane sono i momenti dove finalmente l’Italia riesce a scardinare la difesa avversari. La sua volontà di controllare totalmente l’attacco lo porta a volte perfino a strafare, come quando cerca di sostituirsi a Varney come mediano di mischia in un paio di punti d’incontro. In difesa subisce le cariche degli avanti avversari.
Varney, 5: Ha sulle spalle un altro brutto errore, stavolta nel finale del primo tempo, che consente all’Inghilterra di ottenere il possesso da cui scaturisce la meta del 21-0. Migliorata la qualità della sua distribuzione e molto preciso sui box kicks, deve crescere dal punto di vista della leadership e non farsi risucchiare dal vortice della frenesia in fase offensiva.
Halafihi, 6: Si dedica anima e corpo all’impossibile missione di rallentare il possesso inglese, lui che con Lucchesi costituisce una delle principali minacce azzurre come rubapalloni. Esce troppo presto per HIA, avrebbe sicuramente fatto molto bene anche oltre i 38 minuti giocati.
Lamaro, 6.5: Il capitano ci mette tutto quello che ha e i numeri lo dimostrano: 20 placcaggi, 8 palloni portati, 8 passaggi, 1 turnover. Rispetto a una settimana fa più presente in attacco. Una prestazione a tutto tondo, pur senza nessuna azione particolarmente scintillante.
Steyn, 5: Non è ancora il Braam che conoscevamo prima dell’infortunio. Nel primo tempo si dà da fare, ma, costretto a rimanere in campo 80 minuti per gli infortuni, cala vistosamente alla distanza.
Ruzza, 5.5: Alla fine è uno dei portatori più efficaci del pack italiano, soprattutto nelle situazioni di gioco rotto o poco strutturate. Concede due calci di punizione un po’ troppo soft.
Cannone, 5.5: È in un’ottima condizione fisica, che gli permette di mantenere la prestazione per 80 minuti, distribuendo 18 placcaggi e portando bene avanti i 4 palloni che tocca, ma non riesce a imporre la propria fisicità quando si tratta di rallentare il possesso altrui.
Ceccarelli, 6: Alla sua prima presenza da titolare in azzurro, il pilone del Brive mette in difficoltà Ellis Genge in chiusa. Svolge il suo lavoro oscuro in giro per il campo. Forse sarebbe potuto rimanere sul terreno di gioco più di 40 minuti.
Lucchesi, 6: Una delle notizie più liete del Sei Nazioni italiano è la crescita del tallonatore 21enne, che in campo non si dà mai per vinto. 16 placcaggi e 13 cariche la dicono lunga sulla sua voglia di essere protagonista. Ha sulle spalle un lancio importante sbagliato in attacco, ma è generalmente preciso. A volte cede alla foga e diventa un elemento caotico in più in una squadra già non particolarmente ordinata.
Fischetti, 5: 10 placcaggi in 47 minuti non sono pochi per il pilone delle Zebre, che però subisce sempre la fisicità degli avanti avversari.
A disposizione
Faiva, 5: Si mette in luce per i palloni portati, ma commette qualche errore di troppo.
Traore, 5: Come sopra
Pasquali, 4.5: Entra al 40′ e prende immediatamente due calci di punizione consecutivi contro Genge, suo ex compagno ai Leicester Tigers.
Zambonin, sv: 9 minuti per l’undicesimo esordiente dell’era Crowley. In bocca al lupo per un roseo futuro.
Negri, sv: Resta in campo solo 16 minuti complessivi, nei quali peraltro porta avanti ben 5 palloni. I migliori auguri per riprendersi il più velocemente possibile dal trauma cranico.
Pettinelli, 6: Non è un giocatore pulito, commette errori. Però la sua fisicità è sempre d’impatto quando entra in campo.
Fusco, sv: Ha mezzi atletici e fisici importanti e lo dimostra. Un ingresso positivo, anche se a volte cade in una confusione autogenerata. Si tratta pur sempre di un 22enne con 6 presenze in stagione nella franchigia più disfunzionale dell’URC.
Marin, sv: Sarebbe ingeneroso punirlo con un voto negativo per il suo errore sulla presa al volo che genera l’azione della quinta meta inglese. Sarebbe interessante vederlo qualche minuto in cabina di regia.
Le pagelle dell’Inghilterra
Steward, 7.5: Estremamente elegante, estremamente efficace. Da non dimenticare che è un classe 2000. La sua sostanziale rinuncia ad usare il piede (gioca il 95% dei palloni toccati) la dice lunga sull’approccio tattico dell’Inghilterra.
Malins, 7: Demiurgo della prima meta, gode di grande libertà sulla sua fascia di competenza e accumula numeri importanti. Commette qualche errore rispetto ai compagni di reparto.
Marchant, 6: Si limita a fare le scelte giuste quando chiamato in causa, ci si poteva aspettare un contributo maggiore in attacco. Perde tre palloni.
Slade, 7.5: Secondo regista della squadra inglese, è l’uomo del raziocinio. Chissà se è destinato a vestire sempre più spesso la maglia numero 12.
Nowell, sv: Dopo oltre 1000 giorni ad aspettare di vestire di nuovo la maglia della nazionale la sua partita dura solo 16 minuti. Sta bene, lo rivedremo presto.
Smith, 8: È l’uomo copertina dell’Inghilterra. Il suo straordinario talento è strombazzato in ogni dove, ma a Roma dimostra di avere sostanza. Sguazza in una partita ideale per le sue capacità.
Randall, 8: La sua rapidità e il ritmo che dà al gioco fanno la differenza per un’Inghilterra che vuole giocare velocissimamente. Ama correre palla in mano.
Dombrandt, 8: Con i primi 5 uomini che si occupano di sobbarcarsi il lavoro del primo avanzamento, il giocatore degli Harlequins ha la libertà di scegliere zone e momenti dove far valere la sua clamorosa capacità di lettura. 18 cariche, 8 placcaggi, 4 palloni recuperati (!).
Curry, 6.5: Una prestazione solida, senza particolari acuti da parte del capitano.
Itoje, 8: Forse il man of the match per l’Inghilterra. Gli hanno detto che in difesa è un fenomeno, ma in attacco deve essere più presente. Si è messo al lavoro.
Isiekwe, 7: Lavoro oscuro ma ben fatto.
Ewels, 7: Come il collega di reparto, si dedica a ripulire i punti d’incontro e a una partita di sacrificio.
Stuart, 6.5: Presente in attacco con solide percussioni, riceve mezzo voto in meno per i due calci di punizione contro di lui.
George, 7.5: Vuole decisamente riprendersi la maglia numero 2 e lo dimostra. Doppietta da tallonatore di grande livello, segna da pick and go e con una corsa in campo aperto.
Genge, 8.5: Prestazione di grande spessore tecnico. Fa il numero 9 in qualche punto d’incontro, si rende protagonista di un passaggio degno delle migliori aperture per la meta di George, stritola Pasquali in mischia chiusa. Mezzo voto in più per l’immediata reazione all’infortunio di Negri.
A disposizione
Cowan-Dickie, 7: Qualche carica ben portata e tanta voglia di far bene. Qualche errore al placcaggio.
Marler, sv: Solo quindici minuti.
Sinckler, 7.5: Quaranta minuti e una meta, dimostrando di essere uno forte. Molto forte.
Chessum, 7: Gioca 15 minuti all’esordio internazionale. Guadagna 22 metri con 2 palloni toccati, a dimostrazione di quello che sa fare.
Simmonds, 7.5: Qualche carica a cento all’ora delle sue, ma soprattutto 8 placcaggi in 26 minuti.
Youngs, 9: Voto alla carriera. Ha raggiunto Jason Leonard come giocatore inglese con più caps di sempre.
Ford, sv: Ma in che ruolo è entrato!?
Daly, 7: Entra per Nowell, gioca ala e interviene quando richiesto.
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