Perché l’Italia è rimasta in 13 contro l’Irlanda?

Ecco perché dopo l’espulsione di Faiva gli azzurri hanno dovuto togliere un altro giocatore

Perché l'Italia è rimasta in 13 contro l'Irlanda?

Perché l’Italia è rimasta in 13 contro l’Irlanda?

Si è messa male, malissimo fin da subito a Dublino. Prima l’infortunio di Lucchesi, poi il fallo – giudicato da cartellino rosso da parte di Amashukeli – di Hame Faiva che ha lasciato l’Italia in 14. Eppure, gli azzurri sono stati costretti a giocare in 13 contro l’Irlanda.

Il motivo è presto detto: se un giocatore di prima linea viene espulso e non c’è possibilità di sostituirlo con uno del suo stesso ruolo (com’è capitato oggi, essendo già infortunato l’altro tallonatore), per ragioni di sicurezza deve essere giocata una mischia no contest, senza spinta e senza conquista del pallone. La norma 3.20 del regolamento prevede però che, a questo punto, la squadra in inferiorità numerica debba togliere un altro giocatore del campo.

Per questo motivo, dopo l’uscita di Bruno per far entrare Nemer (da tallonatore, pur non essendolo) l’Italia è stata costretta a togliere anche Halafihi, ma a giocare comunque le mischie con un trequarti come ottavo uomo in mischia ordinata, poiché – per regolamento – pur essendo no contest deve giocarsi in 8.

La ratio della regola, molto penalizzante per la squadra in inferiorità numerica, è spiegata dal fatto che una squadra che rimane in 14 potrebbe essere avvantaggiata dalle regole sul player welfare: dopotutto la mischia no contest è vantaggiosa per una squadra rimasta con un giocatore in meno, visto che non deve spingere e può già pensare solo a difendere.

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