La preview di Irlanda-Italia: gli Azzurri cercano una loro identità in mezzo al clamore dell’Aviva Stadium
Fra Irlanda, Inghilterra e Francia la partita che l’Italia ha sempre sofferto di più nel Sei Nazioni è stata quella contro la nazionale del Trifoglio: dal 60-13 di Lansdowne Road nel 2000 al 10-48 dell’Olimpico nel 2021, la storia dei confronti fra i verdi e gli azzurri ha visto questi ultimi finire entro 10 punti di distacco dagli avversari in 4 occasioni (2006, 2008, 2011 e 2019) e vincere una volta, ma subire più di 45 punti in 5 delle 7 ultime gare, a cui si aggiungerebbe il test match del 2018 a Chicago finito 54-7.
Su questa base storica si innesta un’Italia che, seppur sulla spinta positiva del nuovo ciclo appena iniziato, arriva alla terza giornata del Sei Nazioni 2022 depauperata da una lista infortunati impressionante. Già la situazione non era rosea all’avvio del Torneo, lo è ancor meno adesso che l’elenco dei giocatori fermi ai box si è allungata.
Ecco allora che gli Azzurri si presenteranno sul rettangolo verde dell’Aviva Stadium di Dublino alle 16:00 di domenica 27 febbraio (diretta tv su TV8) per fronteggiare quella che è la gara più dura di questo apocalittico trittico di avvio del Torneo che li ha visti affrontare, prima degli irlandesi, l’Inghilterra e la Francia.
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La maggior parte delle scelte fatte da Kieran Crowley è cristallina: Pierre Bruno riceve la sua opportunità con la maglia numero 14 azzurra dopo che Tommaso Menoncello si è infortunato e Federico Mori non ha ben figurato contro l’Inghilterra; Giovanni Pettinelli subentra all’infortunato Seb Negri e supera la concorrenza di Braam Steyn grazie alle due buone prestazioni offerte dalla panchina nelle due occasioni precedenti; Pietro Ceccarelli è confermato nel ruolo di pilone destro dopo aver dato solidità alla mischia chiusa azzurra nella gara contro l’Inghilterra.
Ovviamente, la decisione di schierare Leonardo Marin come primo centro è una sorpresa per tutti. Il giovane talento del Benetton ha compiuto vent’anni solo mercoledì scorso, ha appena 500 minuti di rugby professionistico alle spalle ed è chiamato a ricoprire su un palcoscenico del genere un ruolo che non è quello in cui è cresciuto.
Le ragioni della scelta vanno ricercate nel tentativo di costruire una fase offensiva efficace da parte degli Azzurri. L’Italia di oggi è una squadra che cerca una propria identità con la palla in mano e che ha bisogno di trovare qualcosa che funzioni alla quale potersi affidare: una volta era la mischia chiusa, poi fu il drive da rimessa laterale, adesso gli Azzurri della nuova generazione cercano il loro appiglio tecnico sul quale contare.
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Con Franco Smith prima e Kieran Crowley poi, la squadra azzurra si è distinta come una squadra che tenta di spostare il pallone da una parte all’altra del campo alla ricerca di spazi sulle due zone laterali del campo. Marin può aiutare nel rendere efficace questo proposito, agendo da playmaker esterno che si incarica delle scelte al largo, un po’ come ha fatto Carlo Canna nelle 11 partite in cui ha ricoperto il ruolo di primo centro sotto la guida di Smith.
I problemi potrebbero arrivare in fase difensiva: fino ad oggi ai centri della Nazionale è stato richiesto un enorme lavoro per coprire gli spazi esterni di un muro che è molto denso al centro ma lascia spazio sui lati del campo. Oltre a tanta energia e lucidità, è chiesto anche intervento fisico: sia Zanon che Brex sono andati in doppia cifra di placcaggi in entrambe le prime due gare.
Proprio in questo aspetto Leonardo Marin, talento sopraffino di sicuro avvenire e già notevole presente, è stato finora carente. Non sorprenderebbe se Kieran Crowley e Marius Goosen, architetto della difesa azzurra, avessero pensato a un sistema per proteggere il numero 12 azzurro in fase difensiva, magari tenendolo a coprire la profondità in luogo di Garbisi o Padovani, costretti quindi ad essere più impegnati sulla linea.
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Sia come sia, tanto è chiesto alle giovani, seppur larghe spalle di Marin. È un giocatore intelligente e con una testa forte, ma innegabilmente il rischio che l’Italia gioca su di lui è grande.
Anche perché dall’altra parte non si scherza: l’Irlanda vuole macinare una differenza punti importante contro l’Italia per darsi una possibilità di vittoria del Sei Nazioni, visto anche il bel punteggio rotondo ottenuto dalla Francia in Scozia. Sebbene il XV titolare faccia spavento, Andy Farrell è il primo head coach che si concede qualche esperimento contro gli Azzurri: Dan Sheehan è alla prima da titolare come tallonatore, Ryan Baird idem in seconda linea, Mike Lowry al debutto internazionale, Joey Carbery è preferito a Jonathan Sexton.
L’attacco dell’Irlanda è una macchina ben oliata che in partite dove c’è un gap di livello è capace di tritare l’opposizione, per referenze chiedere al Giappone messo sotto per 60-5 lo scorso novembre. La battaglia è davanti, nell’area del contatto: compito degli Azzurri non concedere avanzamento semplice e rallentare ogni possibile pallone. Il XV di Farrell non è immune agli errori gestuali quando messo sotto pressione e fare tesoro dei palloni di recupero è fondamentale.
Quella di Dublino è una sfida impossibile, ma ormai ci siamo abituati: costruire qualcosa, quello è l’importante.
Irlanda: 15 Michael Lowry, 14 Mack Hansen, 13 Garry Ringrose, 12 Robbie Henshaw, 11 James Lowe, 10 Joey Carbery, 9 Jamison Gibson-Park, 8 Caelan Doris, 7 Josh van der Flier, 6 Peter O’Mahony (c), 5 Ryan Baird, 4 Tadhg Beirne, 3 Tadhg Furlong, 2 Dan Sheehan, 1 Andrew Porter
A disposizione: 16 Rob Herring, 17 Dave Kilcoyne, 18 Finlay Bealham, 19 Kieran Treadwell, 20 Jack Conan, 21 Craig Casey, 22 Johnny Sexton, 23 James Hume
Italia: 15 Edoardo Padovani, 14 Pierre Bruno, 13 Juan Ignacio Brex, 12 Leonardo Marin, 11 Montanna Ioane, 10 Paolo Garbisi, 9 Stephen Varney, 8 Toa Halafihi, 7 Michele Lamaro (c), 6 Giovanni Pettinelli, 5 Federico Ruzza, 4 Niccolò Cannone, 3 Pietro Ceccarelli, 2 Gianmarco Lucchesi, 1 Danilo Fischetti
A disposizione: 16 Epalahame Faiva, 17 Ivan Nemer, 18 Tiziano Pasquali, 19 David Sisi, 20 Manuel Zuliani, 21 Braam Steyn, 22 Alessandro Fusco, 23 Marco Zanon
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