Italia, Pietro Ceccarelli: “Mi sento molto bene. Stiamo assimilando il metodo di Andrea Moretti”

Il pilone a ruota libera su diversi argomenti: fra nazionale, Brive e lo smart working azzurro

Italia, Pietro Ceccarelli: “Mi sento molto bene. Stiamo assimilando il metodo di Moretti” (Ph. Sebastiano Pessina)

La versione di Ceccarelli. Intervenuto nell’incontro odierno con la stampa, il pilone non si è sottratto a domande di vario tipo sia sul momento dell’Italia sia sul suo momento in generale. Ecco che cosa ne è venuto fuori, nella settimana che porta a Italia-Scozia, match valido per il quarto turno del Sei Nazioni 2022.

L’esordio dialettico è riservato all’attualità, in particolare alla nascita della Cuttitta Cup: “Massimo Cuttitta? E’ un personaggio che rispetto tantissimo e vi posso garantire che i suoi insegnamenti in Scozia non sono stati dimenticati, me ne sono accorto personalmente quando sono stato a Edimburgo”.

Leggi anche, Sei Nazioni 2022, nasce la Cuttitta Cup

Sulle caratteristiche che secondo lui deve avere un pilone moderno: “Innanzitutto essere performante nelle fasi statiche, ossia mischia e touche. Poi il “pilone ideale” è quello che riesce a gestirsi, in particolare nelle mischie: nel rugby odierno è impossibile vincerle tutte, chi capisce quando spingere per vincere un ingaggio o quando restare stabili per contenere un’avanzata ha già qualcosa in più degli altri. Infine è impossibile dimenticare aspetti come le spinte in drive e la capacità di placcare, ancor più dell’abilità nel gioco aperto”.

Un’analisi sul suo momento di carriera e di forma: “Mi sento molto bene e mi trovo a mio agio con lo stile di gioco di Crowley. Il mio momento è positivo, anche se è chiaro che fare avanti indietro fra Brive e i ritiri azzurri non è semplicissimo. La cosa più difficile riguarda il recupero dal punto di vista fisico, ma il paradosso è che più gioco e meno mi sento affaticato, anche se so che servono gli intervalli giusti per poter dare sempre il massimo. Non devo strafare”.

Le differenze fra Brive e l’Italia: “E’ chiaro che ci sono delle differenze, sotto tutti i punti di vista. Nel club si lavora tutto l’anno calibrando il lavoro a medio-lungo termine, sapendo che c’è un determinato numero di giocatori a disposizione, un determinato numero di  partite che giocherai e tanto altro che è già deciso. In nazionale invece tutto è basato sul breve, perché i periodi dove si è chiamati ad allenarsi e a scendere in campo sono minori.
Scendendo sul pratico poi vi posso dire invece che le visioni sui game plan, al netto delle diverse caratteristiche dei giocatori a disposizione, sono abbastanza simili come filosofia, con molta libertà ai giocatori di trovare la chiave giusta durante la partita, mentre a Edimburgo l’idea era quella di avere una strategia un po’ più schematica e meno libera”.

Lo smart working azzurro. Interpellato sul lavoro che la mischia ha svolto per migliorare dallo scorso novembre ad oggi, Ceccarelli afferma: “Rispetto ai Test Match autunnali ci sentiamo più confidenti. Questo perchè abbiamo iniziato a conoscerci con costanza fra noi avanti e perché finalmente stiamo assimilando il metodo di Andrea Moretti. Aggiungo a questo il fatto che abbiamo possibilità di non interrompere di fatto mai la corrispondenza con lo staff. Siamo dotati di una piattaforma telematica a nostra disposizione dove i tecnici ci caricano dei video situazioni, che abbiamo la possibilità di guardare nei mesi in cui siamo nei nostri club e che ci consentono di arrivare preparati poi nei momenti di raduno. E’ chiaro che lavorare sul campo è un’altra cosa, ma intanto quella dei video è una cosa in più che può aiutarci”.

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