Obiettivo competitività. Questo quello che cerca la Nazionale contro Highlanders e Dragoni, due squadre che hanno qualche problema
Dodici vittorie e un pareggio. A questo ammonta il bottino dell’Italia del rugby in 22 edizioni e mezzo del Sei Nazioni a fronte di 100 sconfitte. Un magro ma prezioso tesoretto costituito di piccole imprese impresse nella memoria dei tifosi e degli appassionati, la cui maggior parte sono state ottenute contro la Scozia (7 vittorie) e il Galles (2 vittorie e 1 pareggio).
Un po’ per ragioni storiche, dunque, e un po’ per questioni contingenti, le due prossime partite della nazionale nel Sei Nazioni 2022 sono quelle che contano davvero per capire a che punto è l’Italia di Kieran Crowley.
Al solito, ma questo ormai è arcinoto, non facciamoci troppe illusioni. Bello e giusto continuare a sognare una vittoria, ma in questo momento la prospettiva razionale di conquistare una delle due gare è pressoché assente. Tutt’al più vista la lunga lista di infortunati e assenti che costringe gli Azzurri ad arrivare in fondo al Sei Nazioni senza poter schierare la miglior formazione possibile. Tuttavia dopo essere passati per tre partite contro squadre di un livello al momento non avvicinabile, Scozia e Galles propongono due confronti dove si può misurare per davvero il grado di competitività della squadra di Michele Lamaro e compagni.
Insomma, prima di Francia-Italia ci aspettavamo tutti di giocare una partita nei nostri 22 metri e che i francesi ci bucassero come un groviera. Invece i nostri hanno limitato i danni e si sono presi pure qualche applauso. Contro l’Inghilterra c’è stata la cocente delusione di mostrare tutti i propri limiti offensivi, la partita di Dublino non è neanche stata una partita e la disponibilità al sacrificio dell’Italia ha salvato in qualche maniera la faccia. Giudicare per davvero l’Italia in tre partite dove lo squilibrio delle forze in campo è così ampio è compito arduo e spesso si può equivocare una prestazione orgogliosa e a cuore aperto con una performance positiva. Un po’ come accaduto a novembre in occasione della partita contro gli All Blacks.
Contro Scozia e Galles, invece, l’Italia è nuda. Affronta due squadre nettamente più forti ma con qualche problema. La Scozia è una squadra piena di assenze: Duhan van der Merwe è squalificato, la terza linea Jamie Ritchie è infortunata, Jonny Gray spera di esserci ma la sua presenza è improbabile. In più sembra una squadra instabile, che dopo un inizio fiammante di Torneo si è inceppata, soprattutto a livello mentale.
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Il Galles è una squadra a intermittenza, capace di prestazioni solide e incoraggianti come quella del secondo tempo di Twickenham, ma anche di accumulare errori su errori. L’imprecisione in rimessa laterale e la mancanza di un costante avanzamento, frutto di una sofferenza fisica del pacchetto degli avanti, sembrano essere divenute costanti.
La missione degli Azzurri è dimostrare di essere competitivi e di giocarsi queste partite come una squadra alla quale mancano solo pochi tasselli per ridurre il gap, magari migliorando notevolmente l’aspetto offensivo, fin qui davvero sotto il livello necessario. D’altra parte, se la Scozia è destinata ad essere meglio di quella che scenderà a Roma nel weekend, il Galles sembra destinato ad un futuro meno brillante del recente passato.
Lorenzo Calamai
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