Sei Nazioni 2022, Italia: il blackout azzurro di inizio ripresa costa l’incontro

Dal 40′ al 60′ l’Italia non è praticamente stata presente sul campo dell’Olimpico, nel momento dove invece avrebbe dovuto infiammare l’incontro

Analisi Italia Scozia - Sei Nazioni 2022

Analisi Italia Scozia – Sei Nazioni 2022 ph. Sebastiano Pessina

Forse la partita è andata di traverso quando Ali Price ha intercettato il lungo passaggio di Callum Braley, con l’Italia che sembrava vicinissima a segnare punti pesanti ed ha invece subito il colpo del 3-12. Forse è stato quando in chiusura di primo tempo la difesa ha balbettato su uno schema da mischia ordinata della Scozia, con i trequarti troppo lenti a reagire alle domande poste dalla difesa.

Sono situazioni che però, nostro malgrado, fanno parte dell’accettabile, delle cose che possono accadere all’interno di una partita nella quale l’Italia stava cercando di competere contro un avversario più forte, forse un po’ meno inarrivabile di altre compagini fin qui affrontate.

Più difficile digerire invece l’inizio della ripresa degli Azzurri. Sul 10-19 per la Scozia, l’Italia sembrava poter avere nel serbatoio una fiammata che potesse riaprire la partita, a patto di essere la prima delle due squadre a segnare. Invece per 20 minuti l’Italia è scomparsa dal campo in un festival di errori che ha consentito agli ospiti, sornioni seppur superficiali, di arrotondare il conto dei punti marcati a quota 33, raggiunta senza troppa industria.

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Al di là degli errori individuali in occasione delle due marcature del secondo tempo (Nicotera lento a reagire al pallone interno di Russell, Brex che non può concedere l’interno a Price senza avere garanzie chiare dall’interno), ci sono un paio di immagini emblematiche dell’approccio degli Azzurri alla ripresa.

La prima: su un pallone di recupero Pierre Bruno esplora la profondità al piede, Stuart Hogg contrattacca ma regala il pallone a Pietro Ceccarelli poco fuori dai suoi 22 metri. L’Italia ha una golosa occasione di attaccare in zona rossa, con il punteggio ancora sul 10-19, ma in poche fasi il pallone finisce più volte sul prato, si indietreggia fino a metà campo dove Giacomo Nicotera viene isolato e George Turner vince il calcio di punizione per tenuto a terra.

La seconda: sul 10-26 rimessa laterale sui 10 metri avversari, l’opportunità di provare a renderci nuovamente pericolosi; il movimento d’attacco azzurro s’impappina già dal finto drive con un malinteso fra Bigi e Pettinelli, il pallone fuori esplode subito in avanti sulla spalla di Marin. In attacco ci gioca la Scozia.

In mezzo a tutto questo placcaggi sbagliati (sarebbe interessante scoprire quanti dei 40 errori globali, un’enormità, sono arrivati in quei venti minuti), decisioni individuali senza molta connessione con la realtà (leggi il contrattacco di Fusco dai propri 22), le difficoltà nel gioco tattico al piede.

Ovviamente non è tutto da buttare nella prestazione degli Azzurri, che ha visto un discreto miglioramento sul lato offensivo. Oltre alle tre mete segnate, l’Italia è riuscita a mantenere una buona qualità di possesso e a trovare avanzamento in maniera più continuativa che nelle altre occasioni durante questo Torneo. Ci sono state valenti prestazioni individuali da parte di Danilo Fischetti e Federico Ruzza in particolare, buoni momenti di Nacho Brex e Giovanni Pettinelli, una bella partita in difesa di Edoardo Padovani e, ovviamente, l’Ange Capuozzo show degli ultimi minuti.

Tuttavia, come abbiamo amaramente imparato nel corso degli ultimi anni di Sei Nazioni, non basta giocare 60 minuti di partita per darsi una possibilità di competere per la vittoria. Questa volta l’Italia ha semplicemente spostato il momento dei suoi 20 minuti di blackout.

Lorenzo Calamai

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