Azioni molto diverse ma entrambe arrivate nei secondi finali, in situazioni di svantaggio, e in match in trasferta
Dal pomeriggio di Murrayfield del 2015 a quello di Cardiff del 2022. Un “viaggio nel tempo” durato sette anni. Un’attesa lunga 36 partite e varie edizioni del Sei Nazioni. Una parabola che per rompere il digiuno si è accomunata di due cose: un’affermazione in trasferta e un’azione, seppur profondamente diversa nella sua natura, arrivata negli ultimi minuti utili di gara.
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Scozia-Italia 19-22 (28 febbraio 2015)
La partita è equilibrata, i padroni di casa con un piccolo vantaggio di quattro punti entrano nell’ultimo minuto di gara sul 19-15 ma è l’Italia, dopo aver recuperato un pallone a seguito di un calcio di punizione – a favore degli scozzesi – non terminato in touche, ad essere in attacco. Gli Azzurri fiutano la chance di poter fare male ai rivali ancorandosi alla proprio drive avanzante. Una carica dopo l’altra, Parisse e compagni diventano più forte di tutto e tutti, sino a quando costringono il direttore di gara ad assegnare la meta tecnica che vale il sorpasso e la vittoria.
Galles-Italia 21-22 (19 marzo 2022)
Gli Azzurri capitanati da Michele Lamaro fanno vedere da subito di essere in palla al Principality Stadium, anche se una meta di Josh Adams, a dieci minuti dalla fine, sembra loro tagliare le gambe, ma… “Non è finita finché non è finita”.
Al 79′ infatti Padovani recupera al volo un ovale che viene liberato dal Galles e serve Capuozzo in mezzo al campo: l’estremo si accende, riesce a mettere in moto le sue leve e la sua rapidità eludendo un placcaggio e di fatto tutta la difesa gallese sino a quando, a pochi metri dalla linea di meta, non restituisce l’ovale a Padovani, che completa l’opera andando a schiacciare in mezzo ai pali. Lo score si sistema sul 21-20, ma la conversione vincente di Garbisi lo modifica in un 21-22 che fa scattare la festa azzurra.
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