Sperimentata già a diverse latitudini, la norma potrebbe presto diventare valida per tutti, fra pareri favorevoli e forti opposizioni
World Rugby è interessata ad espandere la sperimentazione della regola del cartellino rosso da 20 minuti, in vista di un successivo passaggio alla permanenza della norma.
In questo momento la regola sperimentale, adottata solo dal Super Rugby Pacific, prevede che, dopo un periodo di inferiorità numerica di 20 minuti, la squadra che ha ricevuto un cartellino rosso possa sostituire il giocatore espulso con una delle sue riserve.
In un’intervista esclusiva al Telegraph, il CEO della federazione internazionale Alan Gilpin si è detto favorevole ad una ulteriore fase di prova: “Sarebbe ottimo se altre competizioni utilizzassero la norma perché questo ci darebbe ulteriori indicazioni sui suoi effetti sul gioco.”
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“Abbiamo bisogno di più dati per stabilire se questa regola rispetti il necessario equilibrio fra sicurezza e spettacolo, e se lo faccia meglio di quelle attuali. Penso ci sia ulteriore lavoro da fare per analizzare la questione.”
Attualmente la regola non può diventare permanente. Il prossimo maggio, nella riunione assembleare della federazione internazionale, diverranno definitivamente leggi del gioco la 50:22, il drop dalla linea di meta e il piede freno per le mischie ordinate. Un’eventuale inserimento definitivo del cartellino rosso da 20 minuti sarebbe possibile solo dopo la Rugby World Cup 2023.
I sostenitori del cartellino rosso da 20 minuti sostengono che questo tuteli lo spettacolo offerto, in particolare nei casi dove l’espulsione si verifica nei primi minuti di una partita, e i giocatori che si rendono protagonisti di gesti involontari e sfortunati.
Fra questi c’è l’influente allenatore dei Bristol Bears Pat Lam: “Il problema più grosso secondo me è l’inconsistenza delle decisioni arbitrali sul cartellino rosso. Limitarlo a 20′ di inferiorità numerica toglierebbe di mezzo la questione.”
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“Una volta era molto raro che venissero estratti cartellini rossi – ha aggiunto il tecnico, che ha anche 34 caps con Samoa nella sua carriera da giocatore – Oggi direi che è una buona idea limitare a venti minuti la durata dell’espulsione, con tutti i cartellini che vengono estratti.”
L’opinione contraria alla nuova regola, invece, vede nella diminuzione del tempo in inferiorità numerica un depotenziamento della capacità deterrente del cartellino rosso: se l’espulsione non è così compromettente per le sorti di un incontro, allora non è così importante per un giocatore stare lontano da infrazioni gravi, fra cui quelle che mettono a repentaglio la salute dei giocatori.
Se su un lato della barricata viene sbandierata la necessità di mantenere alto il livello dello spettacolo, e di conseguenza della competitività di entrambe le compagini in campo, dall’altro si insiste sul primato della salute dei giocatori.
Peraltro, il dibattito sul tema si risolleva all’indomani di una giornata di coppe europee, dove, per fare un esempio, il trequarti argentino Juan Cruz Mallìa ha ricevuto un cartellino rosso dopo appena dieci minuti di gioco nella decisiva gara di andata degli ottavi di finale di Champions Cup tra Tolosa e Ulster.
Ovviamente l’espulsione ha condizionato il resto dell’incontro, ma all’Ernest Wallon non è certo mancato lo spettacolo: la partita è stata forse una delle più belle dell’intera stagione.
Un ulteriore problema sollevato dalla questione, per il momento, sembra essere quello dell’efficacia della deterrenza del cartellino rosso. L’aumento del numero di espulsioni comminate dagli arbitri non sembra fino a questo momento aver effettivamente modificato a sufficienza il comportamento dei giocatori in campo. Tuttavia, per il momento, rimane l’unica arma in mano a chi amministra le regole del gioco per sanzionare i comportamenti pericolosi: il rugby non può permettersi di togliere dalla cima della lista delle priorità la diminuzione dei traumi cerebrali.
Lorenzo Calamai
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