Per il CT la prestazione di Batumi è stata inaccettabile, ma a novembre ci sarà un’opportunità di riscatto
Dopo aver assistito dalla tribuna di Monigo alla vittoria dell’Italia under 20 sull’Inghilterra, l’head coach della Nazionale maggiore Kieran Crowley è apparso ai microfoni in occasione del debriefing dei test estivi 2022 organizzata dalla Federazione Italiana Rugby nella mattinata di mercoledì.
Il CT neozelandese degli Azzurri non si è nascosto: “A Batumi la prestazione è stata inaccettabile. La qualità delle abilità individuali è stata bassa, la capacità di prendere e passare il pallone è stata insufficiente, i tempi di intervento sul punto d’incontro poco reattivi e il nostro lavoro lontano dalla palla, in particolare nel gioco aereo, è stato veramente di basso livello. Abbiamo avuto 7 rimesse laterali a 5 metri dalla linea di meta avversaria e non abbiamo portato a casa punti. Abbiamo fatto dei passi indietro rispetto alle precedenti prestazioni, ma ora abbiamo un’opportunità di aggiustare le cose a novembre prossimo.”
Nella finestra autunnale, l’Italia affronterà Samoa, Australia e Sudafrica, con l’opportunità di superare gli isolani che ci precedono nel ranking e recuperare almeno la tredicesima posizione.
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Intanto, dopo poco più di un anno dall’inizio del suo mandato, è stata un’occasione per fare un bilancio del percorso compiuto fino ad adesso dalla squadra: “Penso che durante il Sei Nazioni abbiamo fatto progressi una partita dopo l’altra. Siamo arrivati a questa finestra estiva e abbiamo imparato a vincere una gara come quella in Portogallo che un anno fa avremmo perso. Quella con la Romania è stata una buona prestazione, ma poi siamo stati inaccettabili contro la Georgia.”
“Dal mio punto di vista abbiamo costruito alcune fondamenta per questa squadra, ma credo che dopo Batumi siano state un po’ scosse. Non penso si debba tornare davanti alla lavagna, abbiamo piuttosto bisogno di capire perché è accaduto e ripartire a costruire da lì. Ho piena fiducia nei giocatori. Adesso si prenderanno una bella pausa, visto che qualcuno di loro ha avuto una lunga stagione.”
Il problema, insomma, per Crowley non è tanto stato relativo al piano di gioco, quanto ad altri aspetti, collegati di più alla capacità di performare al meglio: “Per quanto riguarda l’aspetto mentale delle nostre partite, non penso che abbiamo sottovalutato l’impegno contro il Portogallo. Abbiamo giocato con Giacomo Da Re a numero 10. Per me è la terza migliore scelta ad apertura in questo paese, ma solitamente gioca estremo in una squadra di Top10. C’era Leonardo Marin, in panchina per le prime due del Sei Nazioni e poi titolare nelle altre tre, straordinario nella vittoria a Cardiff. Ma dalla partita con il Galles in poi ha giocato 51 minuti in tutto. Altri giocatori sono sulla loro stessa barca. Il rugby internazionale, a prescindere dall’avversario, è diverso dal rugby delle franchigie: hai bisogno di giocare per poterlo affrontare.”
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“Dall’altro lato abbiamo giocatori in rosa che hanno giocato troppo: Fischetti, Lamaro, Ruzza, Brex, Padovani, Capuozzo. Hanno avuto tutti stagioni molto impegnative, fisicamente, psicologicamente ed emotivamente, e tutto questo è ricaduto sull’ultima partita. Dobbiamo tuttavia essere più forti di questi problemi, ed è questo l’aspetto mentale dove dobbiamo lavorare, dove siamo mancati a Batumi.”
“Credo che il nostro reale valore, a questo punto, stia a metà strada tra la vittoria in Galles e la sconfitta in Georgia, non abbiamo finito la stagione come volevamo, ma abbiamo fondamenta abbastanza solide da permetterci di andare avanti e superare questa sconfitta. Le tre partite di novembre saranno molto importanti.”
“Siamo più indietro rispetto a dove pensavo di essere a questo punto. Quando abbiamo preparato questo tour, abbiamo pensato di far giocare alcuni nuovi giocatori al fianco di altri più esperti contro il Portogallo, di vedere gli altri convocati in Romania e infine scegliere il miglior XV sulla base delle prestazioni contro la Georgia. La mia idea era che questa progressione ci potesse portare ai tre risultati che volevamo, ma ne abbiamo centrati solo due, pertanto il responso globale è che siamo qualche passo indietro rispetto a dove pensavo potessimo essere adesso.”
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