Eddie Jones porta a casa la serie col minimo sforzo, i Wallabies come sempre belli e incompiuti, ma basterà al mondiale?
Minimo sforzo, massimo risultato. Si può riassumere così l’estate dell’Inghilterra di Eddie Jones, che con un piano di gioco mirato al contenimento e alla gestione del match ha portato a casa la serie contro l’Australia, vincendo due partite su 3. Il tecnico è stato chiaro: l’obiettivo dichiarato è la Coppa del Mondo 2023, tutto quello che viene prima è solo un avvicinamento, e come tale va considerato.
L’Inghilterra quindi si è nascosta, a volte limitandosi al compitino, ma tanto è bastato per battere un’Australia ancora una volta bella e incompiuta. Una squadra capace di vincere una partita in 14, la prima, nonostante la stupidaggine di Darcy Swain, ma anche capace di buttare all’aria occasioni su occasioni nella seconda e soprattutto nella terza sfida, fino a farsi mettere nel sacco da un avversario che si è limitato a star seduto sulla riva del fiume ad aspettare che passasse il cadavere.
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Australia: quel passo in avanti che non c’è stato
Nulla di sorprendente sul fronte Wallabies, che ancora una volta non sono riusciti ad andare oltre la singola grande prestazione. Dave Rennie ha costruito un gruppo che gioca bene, diverte e si diverte, e quando azzecca la partita porta a casa anche grandi risultati, con un reparto trequarti tanto forte quanto incostante.
A parte l’immenso Kerevi e il sempre avanzante Koroibete, i vari Lolesio, Hodge, Paisami, Petaia, O’Connor sono tutti giocatori potenzialmente devastanti, ma concretamente incapaci di proporsi al loro reale livello per 2 partite di fila. Non è un caso che le migliori partite dell’Australia dell’era Rennie si siano viste con Quade Cooper in campo, e l’infortunio dell’apertura proprio nel riscaldamento di gara 1 ha complicato notevolmente le cose.
Ad oggi, le partite dell’Australia continuano a rappresentare un preoccupante testa o croce in vista del Mondiale: testa, Hooper e compagni fanno la voce grossa, qualsiasi sia l’avversario, cominciano a muovere il pallone, ad avanzare e a non farlo vedere agli avversari; croce, errori su errori, falli a volontà, nervosismo che aumenta e agli avversari basta fare le cose bene e con calma per portare a casa la partita.
È successo anche stavolta. Eddie Jones ha costruito la gabbia, ma gli australiani ci sono entrati dentro da soli. Esempio lampante sono i primi 30 minuti di gara 2. L’Inghilterra si affida alla maul, alle cariche degli avanti e a un ritmo ben impostato da Smith e Farrell, l’Australia sbaglia tutto quello che si può sbagliare, Perese prende un giallo per avanti volontario, e al 30′ il risultato è 0-19. I Wallabies, come di consueto, si svegliano tardi, e la partita è ormai bella che andata.
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Inghilterra: nulla di nuovo, ma almeno c’è ossigeno
L’Inghilterra ha giocato sugli errori degli avversari senza brillare, come spesso le capita, ma intanto ha portato a casa 2 partite e la serie, dando respiro ad un Eddie Jones che ha cominciato questa estate sotto una valanga di critiche, soprattutto dopo il clamoroso rovescio subito dai Barbarians.
Il tecnico non ha brillato per intraprendenza, e alcune scelte – come quella di limitare la presenza di Henry Arundell a pochi minuti nella prima e nella terza partita – sono parse abbastanza limitanti, ma questa serie gli serviva principalmente per affinare le idee che vedremo probabilmente soltanto fra un anno in Francia. Lo dimostra il fatto che una coppa di play potenzialmente devastante come quella formata da Marcus Smith e Owen Farrell sia apparsa spesso limitata da un piano di gioco molto conservativo.
Per il resto, quando gli inglesi hanno deciso di giocare al 100% a livello di intensità, come in gara 2, c’è stato poco da fare per l’Australia: difesa sempre avanzante, seconde e terze iperaggressive sul punto d’incontro, Courtney Lawes bravo a gestire la responsabilità dei nuovi gradi di capitano. Nella terza partita, invece, non è servito nemmeno andare “a tutta”, per dirla con gergo ciclistico. L’Inghilterra ha aspettato un’Australia bella da vedere ma molto poco concreta, per poi colpire ad ogni rallentamento dei Wallabies.
Insomma, l’impressione e che prima dell’esordio mondiale Eddie Jones non scoprirà le sue carte.
Francesco Palma
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