Concussion, i giocatori britannici portano le federazioni in tribunale

La causa partita nel 2020 diventerà la più grande class action intentata al di fuori degli Stati Uniti

concussion causa

Concussion: Ryan Jones è uno dei 185 giocatori che intentano una causa contro World Rugby e le federazioni nazionali – ph. Sebastiano Pessina

Lo studio legale Rylands sta per portare in tribunale World Rugby, la federazione inglese e quella gallese a nome di 185 ex-giocatori professionisti e semi-professionisti. L’accusa è quella di non aver adeguatamente protetto i propri tesserati dai pericoli di danni permanenti dovuti alle ripetute concussions e ai traumi cranici sub-concussivi.

Si tratta della più grande class action intentata al di fuori degli Stati Uniti, secondo quanto dichiarato dallo studio legale che rappresenta giocatori come Ryan Jones, ex capitano del Galles che ha da poco rivelato di aver ricevuto una diagnosi di demenza precoce a 41 anni, Steve Thompson, campione del mondo con l’Inghilterra nel 2003, e Carl Hayman, pilone degli All Blacks.

Nel dicembre del 2020 il gruppo di giocatori, allora meno numeroso ma comunque folto, aveva annunciato l’azione legale contro la federazione internazionale e quelle nazionali. In questo anno e mezzo le parti non sono riuscite a trovare nessun punto di contatto, e ora le cose si dovranno risolvere in tribunale.

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Domenica 24 luglio, Rylands ha annunciato l’imminente processo: “Questa causa non riguarda solamente una compensazione economica. Si tratta di rendere il gioco più sicuro e assicurarsi che gli attuali e passati giocatori vengano sottoposti ad analisi che ne accertino eventuali danni cerebrali, in modo che possano avere l’aiuto clinico di cui hanno bisogno.”

“I giocatori che rappresentiamo amano il rugby. Il nostro obiettivo è di modificare le attuali convinzioni delle federazioni e raggiungere il punto in cui sia accettata la connessione fra i ripetuti colpi alla testa e i danni neurologici permanenti, per prendere ulteriori decisioni a protezione dei giocatori e supportare coloro che hanno avuto conseguenze.”

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