La Federazione Internazionale esce allo scoperto spiegando in che direzione sta lavorando
Dopo settimane tormentate, fatte di denunce, racconti e movimentazioni legali, World Rugby, per bocca del suo CEO Alan Gilpin, si esprime sull’argomento più dibattuto delle ultime settimane ovali: quello relativo alle concussion.
Gilpin, all’agenzia di stampa Press Associated, ha affermato: “Abbiamo ascoltato tutte le storie dei giocatori coinvolti e quello che possiamo esprimere come World Rugby è la grande solidarietà verso di loro e le loro famiglie. Di chi invece è coinvolto legalmente non posso parlare”.
Poi ha aggiunto: “Abbiamo lavorato e stiamo lavorando. Sulla questione concussion non siamo fermi, ma occorre fare chiarezza. Quello che continueremo a seguire è un approccio scientifico basato sulle evidenze”.
“Nulla è immediato – ha poi specificato il dirigente -. La cosa che mi preoccupa e che spesso sente gente confusa sui processi per i quali ci stiamo adoperando. Ci sono dibattiti sul professionismo e dibattiti sull’attività giovanile, relativa ai bambini che si affacciano al rugby”.
“Oltre a questo c’è un’altra distinzione da fare: regolamentare sul campo le modalità di placcaggio affinché non causino o limitino al minimo il rischio di concussion, gestire i protocolli fuori dal campo una volta che si è verificata la commozione cerebrale”.
“Dobbiamo lavorare su tutto, nel modo giusto, cercando anche di trovare un programma a doc per la nostra parte femminile, anche perché è quella che negli ultimi anni ha fatto registrare i maggiori dati di crescita per adesione al gioco”.
Infine, Gilpin, parlando dei Test Match di luglio ha detto: “Siamo soddisfatti di come le modifiche che abbiamo introdotto siano state sposate dalle formazioni coinvolte nelle partite. Alcuni hanno adottato un approccio più conservativo altri si sono attenuti al protocollo. Non dobbiamo mai dimenticarci che la cosa importante è identificare se c’è in corso una concussion o una contusione di primo livello”.
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