Franco Smith: “Volevo tornare ad allenare. Da c.t. non avevo le armi per competere, c’era poca esperienza”

L’ex allenatore e responsabile dell’alto livello dell’Italia racconta le motivazioni del suo addio

Franco Smith: "Volevo tornare ad allenare. Da c.t. non avevo le armi per competere, c'era poca esperienza" (ph. Massimiliano Carnabuci)

Franco Smith: “Volevo tornare ad allenare. Da c.t. non avevo le armi per competere, c’era poca esperienza” (ph. Massimiliano Carnabuci)

Pochi giorni fa è arrivata l’ufficialità dell’addio di Franco Smith, che ha lasciato il ruolo di responsabile dell’alto livello per tornare ad allenare, sulla panchina dei Glasgow Warriors. In un’intervista alla Gazzetta dello Sport, Smith ha parlato di quanto fatto in questi anni, prima da c.t. e poi da responsabile dell’alto livello, e del suo desiderio di tornare su una panchina.

“Glasgow mi ha cercato un mese fa. C’è stata una chiamata informale, poi mi hanno ricontattato. Io ho risposto che avrei sentito cosa aveva da dirmi la Fir. Innocenti ha provato a convincermi a restare? Sì, ma ha anche capito perché volevo andare”. ha detto Smith alla rosea.

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“Sin dall’inizio – continua il tecnico – da quando ho assunto il ruolo di direttore dell’alto livello ho detto chiaramente che avrei voluto tornare ad allenare. Ringrazio la Fir per avermi dato la possibilità di crescere in un ruolo diverso, cosa che mi aiuterà sul piano personale, e per aver avvallato questa nuova opportunità. Innocenti avrebbe potuto dirmi di no”.

Smith si è poi concentrato anche sul biennio trascorso da c.t. sulla panchina dell’Italia: “Ho lavorato nel mezzo di un periodo difficile, brutto. Prima il Covid, poi la necessità di un recupero fisico dei giocatori, Treviso e Zebre che non avevano avuto grandi prestazioni. Avevo la sensazione di non avere le armi per competere”.

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Resta però la soddisfazione di aver lanciato dei giocatori che oggi sono parte integrante del nuovo corso azzurro: “I giocatori avevano poca esperienza, sono fiero di aver identificato 13 ragazzi con meno di 21 anni e di aver dato loro un’opportunità in azzurro. Ora credo che per i prossimi 12 anni il rugby italiano abbia i giocatori su cui lavorare. Sono stati formati, ora devono essere trasformati in atleti di livello internazionale. Di fatto l’Italia è stata ricostruita dal marzo 2021”.

“La priorità del rugby italiano? Far giocare tutti i 120 atleti di interesse” conclude Smith: “Il Top 10 deve continuare a crescere, la Emergenti deve dare delle opportunità. Serve equilibrio tra la necessità di vincere e la crescita dei giocatori”.

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