“Credo che sia la prestazione dove abbiamo fatto maggiori progressi, ma dobbiamo migliorare il tempismo in attacco”
È stata la quarta peggiore sconfitta di sempre degli All Blacks, la quinta nelle ultime sei partite e la terza consecutiva (non succedeva dal 1998). Per l’head coach Ian Foster, però, la prestazione della Nuova Zelanda contro il Sudafrica è stata quella dove la squadra ha fatto i maggiori passi in avanti quest’anno.
“Penso che questa sia probabilmente la performance dove siamo migliorati di più nell’anno. In alcune aree del gioco abbiamo veramente fatto passi in avanti. In una partita dominata dalle difese, abbiamo difeso bene, ma il nostro timing in attacco non è stato buono e dovremo tornarci sopra” ha detto l’allenatore dopo la sconfitta per 26-10 della sua squadra a Mbombela.
La cosa dura da digerire per gli All Blacks e i loro tifosi è che probabilmente Ian Foster ha ragione, le sue dichiarazioni non sono un semplice tentativo di sviare l’attenzione dalla grande pressione che si è accumulata su una squadra che, in questo momento, non riesce più a vincere.
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Contro il Sudafrica, la Nuova Zelanda ha dimostrato concreti passi in avanti dal punto di vista difensivo, dove ha impedito per larga parte dell’incontro agli Springboks di passare, nonostante il predominio netto di possesso e territorio degli avversari. Lo ha fatto in maniera disciplinata, concedendo un basso numero di calci di punizione piazzabili. Hanno arginato il drive avversario in numerose occasioni, uno dei punti chiave su cui si era concentrata la preparazione alla partita.
Lo ha riconosciuto lo stesso Foster: “Abbiamo sempre saputo che sarebbe stata dura, ma abbiamo diverse cose positive da portare a casa da questo incontro. Abbiamo annullato gran parte del loro drive, siamo migliorati difensivamente e nell’ultimo quarto di partita stavamo iniziando a puntare di più sul gioco aperto, ma abbiamo sbagliato un paio di palloni, cosa frustrante.”
“Veniamo da una serie persa e c’è un sacco di rumore attorno a questa squadra. Facciamo del nostro meglio per concentrarci solo sulla nostra prestazione, ma non puoi non sentirlo. Quando una squadra lavora duramente per alzare il proprio livello, qualche volta finisce per cadere un po’ nella foga, come ci è successo a volte oggi.”
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Il problema, per Foster e per i suoi nuovi compagni di avventure nello staff tecnico, è che, anche se ci sono stati diversi errori inusuali e chiaramente dettati da una montagna di pressione che ognuno dei 23 giocatori si porta sulle spalle, non è stato possibile neanche intuire quale sia l’indirizzo che il gruppo di allenatori sta cercando di dare all’attacco.
Le uniche cose che hanno funzionato sono stati alcuni attacchi da prima fase, poi l’offensiva dei giocatori in maglia nera si è ridotta ad un cumulo di macerie nel punto d’incontro, dove Malcolm Marx e Steven Kitshoff hanno banchettato a piacimento, e a cariche inefficaci di gruppi di avanti sempre troppo statici e prevedibili per poter impensierire una difesa fisica ed esasperante come quella degli Springboks.
L’intenzione apparente, da quando Ian Foster è alla guida della nazionale neozelandese, è di giocare un rugby che sia il meno strutturato possibile, basato soprattutto sulle letture dei giocatori. In questo momento, però, gli interpreti in campo appaiono piuttosto spaesati, senza intenzioni chiare e un piano da seguire. Solo l’occasionale momento di brillantezza dei grandi talenti a disposizione offre piccoli sprazzi di successo: il break di Caleb Clarke, la straripante esuberanza di Ardie Savea, Beauden Barrett che trova il modo di portare avanti il pallone nonostante tutto.
È lì che si attendono i maggiori progressi, e si attendono rapidamente. Anche perché il lavoro di Foster non è certo iniziato ieri.
Il tecnico si difende, insistendo sui miglioramenti: “Sappiamo di aver perso qualche partita ma in tutta onestà penso che abbiamo scalato un paio di marce in questa partita, e fatto miglioramenti significativi.”
“So che le persone sono frustrate dai risultati e pure noi lo siamo. Ma non si raggiunge una crescita se si ci si fa prendere dal panico e si incominciano a fare drastici cambiamenti, mettendo troppa pressione sui giocatori.”
“Vogliamo che sentano la pressione stanotte, capiscano cosa significa giocare test match qui in Sudafrica, e vogliamo diventare più abili in quello che facciamo. Ho piena fiducia nelle capacità dei giocatori che abbiamo.”
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