Il Board non ha intenzione di approfondire una questione che era già venuta fuori nel 2009
Tutto nasce da un’intervista rilasciata da Martin Castrogiovanni a Rugby Champagne, nella quale l’ex pilone azzurro dichiarava che suo nonno Jose Maria era nato in Argentina, e che era il suo bisnonno ad essere italiano. Questo, secondo le regole di World Rugby (che 20 anni fa erano le stesse di adesso) avrebbe reso il giocatore ineleggibile per la Nazionale italiana. A contare, infatti, sono i criteri di discendenza o residenza, mentre cittadinanza e passaporto non rientrano nella valutazione, allora come oggi. Ma cos’è successo con Castrogiovanni? Andiamo con ordine.
Innanzitutto, che il nonno di Castrogiovanni fosse argentino non è una novità, lo aveva detto il pilone stesso in un’intervista a Sportweek del 2009: “Siamo italiani grazie al bisnonno Angel. Era di Enna”. Eppure, all’epoca la cosa non suscitò alcun polverone.
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Inoltre, anche nell’ultima intervista rilasciata a Rugby Champagne, Castro si è limitato a parlare delle origini della sua famiglia, senza mai fare alcun riferimento a questioni di eleggibilità e senza nemmeno l’intenzione di parlarne: quelle sono state tirate in ballo successivamente da altri.
Va anche detto che la questione dell’eleggibilità ai tempi (si parla del 2002) non era così preponderante: ha assunto una posizione più rilevante nell’ultimo periodo, soprattutto dopo la prima esclusione dal Mondiale della Spagna – nel 2019 – proprio per un problema di questo tipo. E la situazione non è migliorata dopo la seconda esclusione degli iberici, per lo stesso motivo. Forse, questo ha reso il tema più “caldo” di quanto non lo fosse prima.
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Inoltre, la Gazzetta dello Sport ha intervistato a riguardo l’allora presidente Giancarlo Dondi, che ha chiarito così la questione: “Ricordo che allora l’International Board lo considerava pienamente in regola. Se sbagli su queste cose, World Rugby ti pesta. Eravamo molto pignoli, c’era una commissione tesseramenti composta da 4-5 persone compreso il segretario, si controllava tutto”.
“Io poi facevo parte dell’International Board e non volevo essere esposto a brutte figure. Dovevamo essere credibili, non si potevano fare errori di questo genere. E se non fossimo stati a posto, gli altri se ne sarebbero accorti. E poi ci muovevamo sempre con il nullaosta della federazione di appartenenza. Castrogiovanni era sicuramente in regola con le norme di allora” conclude Dondi.
Infatti, World Rugby è stato chiaro: non c’è stata nessuna denuncia formale, per cui non indagherà sul caso Castrogiovanni. La Fir, interpellata da OnRugby, ha detto di non avere nessuna dichiarazione da rilasciare in merito.
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