Il match contro il Leinster è stato un segnale importante, ma la vera prova di maturità sarà ripetere nel tempo queste prestazioni
Le fondamenta ci sono, e forse sono anche più solide di quanto si potesse immaginare alla vigilia. Adesso, però, alle Zebre serve la continuità. Il 29-33 del Lanfranchi, contro un avversario come Leinster, non può che essere un segnale di fiducia per una squadra praticamente ricostruita da zero.
Da un lato, prestazioni di questo tipo non sono una novità assoluta per le Zebre, che più volte hanno dimostrato di saper andare oltre i propri limiti contro avversari sulla carta ingiocabili. La differenza rispetto ad altre uscite di questo tipo (ad esempio, la parziale rimonta del 2019 proprio contro Leinster, quando le Zebre recuperarono 3 mete e ritornarono in partita, per poi perdere 40-24) sta però nell’aver portato a casa un risultato concreto: due punti contro Leinster sono due punti guadagnati su gran parte delle partecipanti al campionato.
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Anche nel momento più difficile del match, i primi 30 minuti in cui Leinster è sembrato avviarsi verso la solita vittoria straripante, le Zebre hanno difeso in maniera aggressiva e tutto sommato anche ordinata, spendendo falli quando necessario e senza mai perdere la testa, per poi reagire al primo calo di ritmo con due mete ben costruite e ben finalizzate da Kriel e Bruno. In particolare, l’ala azzurra ha messo in piedi una prestazione maiuscola: una meta arrivata da una grande giocata individuale, 5 difensori battuti e 2 linebreak, per un totale di 7 cariche vincenti, con ben 5 offloads a referto e 63 metri percorsi palla in mano.
Inoltre, e forse è la notizia migliore, colpisce l’amalgama che sembra essersi già creata in un gruppo completamente rivoluzionato, con i giovani talenti italiani e gli acquisti stranieri che sembrano già in sintonia. Al netto degli errori al piede e di quale palla sprecata di troppo – grave, ma correggibile – di Eden Tiff, l’apertura ex Bristol ha gestito le arrembanti offensive delle Zebre con testa e qualità, coadiuvato da un Cook che sembra più in palla rispetto alle balbettanti prestazioni della scorsa stagione.
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Vero che in campo c’erano tanti stranieri, e alcuni di questi hanno dato un notevole valore aggiunto (MJ Pelser, oltre alla meta, ha messo insieme ben 15 difensori battuti) ma il contributo dei giovani talenti italiani è stato decisivo per concretizzare quanto di buono costruito nel pomeriggio del Lanfranchi.
Bruno e Gesi sono ormai delle certezze, Andreani ha giocato una gran partita e dalla panchina Hasa si è fatto subito sentire a livello fisico, e contro una squadra irlandese non è così facile. Buoni segnali, nonostante le fisiologiche difficoltà con un pacchetto avversario di quel tipo, sono arrivati anche da Buonfiglio e Nocera, che se venissero finalmente lasciati in pace dagli infortuni potrebbero finalmente dire la loro a questo livello.
D’altro canto, rimane ancora da risolvere un problema cronico delle Zebre: l’abnorme numero di errori non forzati commessi nell’arco degli 80 minuti, che di fatto ha impedito di potersi giocare realmente la partita e provare a compiere un’impresa storica.
Errori di handling e passaggi sbagliati, o non perfetti, che andranno in qualche modo corretti, perché potrebbero compromettere anche partite alla portata di questa squadra, che dall’altra parte è tornata a fare dell’offload un punto di forza e un tratto caratteristico del proprio gioco: ben 19 in 80 minuti.
Le basi ci sono, adesso bisogna costruirci sopra. E soprattutto, bisogna dare continuità a queste prestazioni: troppe volte, dopo un’uscita incoraggiante, le Zebre hanno deluso le aspettative nella partita successiva. Venerdì prossimo ci sarà un altro esame importante: da un’irlandese si passa a una sudafricana, giusto per restare sul tema della fisicità.
Come già visto lo scorso anno, però, le franchigie sudafricane a inizio torneo sono un’incognita, perché hanno un avvicinamento diverso e soprattutto sono senza nazionali, impegnati con gli Springboks nel finale del Rugby Championship. E allora, alle Zebre si chiede di fare ancora qualcosa di più, di provare a portare a casa il primo grande risultato di questa stagione, e i presupposti per farlo ci sono.
Francesco Palma
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