Venuto dal nulla: l’avvento di Theo McFarland

La terza linea dei Saracens sta vivendo un momento stellare, ma nonostante abbia 26 anni è un professionista solo da 2 stagioni

Theo McFarland

Theo McFarland – ph. Rugby Samoa

Se non avete mai sentito parlare di Theo McFarland, non preoccupatevi. Sono ancora in molti a non aver fatto l’abitudine al suono così british del suo nome, lui che è nato e cresciuto a Samoa.

I più attenti, però, avranno fatto caso ai riccioli neri e alla barba sottile di quel flanker dei Saracens venuto dal niente che con le mani sembra poter fare di tutto: offloads visionari, prese aeree acrobatiche, incredibile padronanza di un handling non convenzionale.

Dopo una stagione nel club di Londra, McFarland si è guadagnato subito un posto importante nelle gerarchie della squadra. Lo scorso anno 25 presenze, 18 volte titolare, 6 mete tra campionato e coppa. Per adesso 62 minuti nella prima giornata di Premiership contro gli Harlequins.

Tutto sommato niente male per un ragazzo di quasi 26 anni che fino a tre anni fa non giocava neanche a rugby.

Il suo incontro con il destino ha i contorni della leggenda esotica: McFarland ha 23 anni e fa parte della nazionale samoana di basket, uno degli altri sport con un minimo di seguito nell’arcipelago dove il rugby è una religione. La squadra sta tornando con il pullman dopo aver battuto Tonga in una partita dove è stato protagonista. L’autobus si ferma, sale Brian Lima detto il Chiropratico, mito caduto del rugby samoano (fu condannato per aggressione nei confronti dell’ex moglie) in cerca di redenzione come capo allenatore della nazionale di rugby a sette.

Lima passa tra i sedili, i giocatori lo fissano in inquieto silenzio. Quello va dall’allenatore, indica McFarland e lo fa scendere: “Mi ha detto che dovevo tornare a giocare a rugby. Mi ha chiesto di tornare e detto che c’era l’opportunità di giocare con la nazionale.”

È l’inizio di una carriera inattesa: McFarland viene da una famiglia con mezzi economici limitati, è cresciuto giocando a rugby con lattine riempite di foglie di banano come palla ovale, ha giocato a rugby e a basket durante la scuola e ha poi lasciato da parte la palla ovale. Neanche con quella a spicchi, però, le probabilità di diventare professionista sembravano sufficienti per strapparlo da un lavoro di recupero crediti non certo amato.

L’epifania di Lima, che riconosce nei suoi mezzi fisici e atletici la possibilità di un futuro nel rugby, gli cambiano drasticamente la vita. Inizia con il Sevens, poi nel 2020 decide di passare al rugby union, ma prima i Panasonic Wild Knights in Giappone gli fanno fare un provino che non avrà seguito, poi il suo contratto negli States con i Dallas Jackals finisce in fumo dopo che la squadra decide di rinunciare a partecipare alla Major League Rugby, rimandando l’ingresso nella lega di un anno. Finisce a giocare in Nuova Zelanda con Manuma Samoa nel Global Rapid Rugby, un campionato internazionale che chiuderà per la pandemia.

Dopo varie peripezie, torna a Samoa. Qui, nel frattempo, è finito nel radar di un altro grande del rugby isolano, Seilala Mapusua, coach della nazionale. Non solo l’ex centro dei London Irish gli dà la possibilità di vestire per la prima volta la maglia della selezione a XV (esordio contro i Maori All Blacks nel giugno 2021), ma è anche il link che gli consente di connettersi ai Saracens attraverso Nick Kennedy, altro ex London Irish attualmente capo del reclutamento per i londinesi.

E così McFarland diventa una stella, fra apparizioni in seconda linea ed altre da numero 6, fino alla finale della Premiership contro i Leicester Tigers. In nazionale ha accumulato 6 presenze, giocherà la prossima Rugby World Cup (e forse anche il test di novembre contro l’Italia).

Di lui Mark McCall, il director of rugby dei Saracens che gli ha rinnovato il contratto questa estate, dice: “Ha 26 anni ma è stato appena coinvolto nel rugby professionistico, quindi è molto giovane rugbisticamente e, ad essere onesti, siamo piuttosto certi che migliorerà ancora.”

“Si tratta di un ragazzo silenzioso, ma occhio a quelli silenziosi. Ha un bel carattere ed è ben inserito nella squadra. Un animo gentile, direi, ma brillante e, soprattutto, tiene veramente a quello che fa.”

Ecco, se non avevate mai sentito parlare di Theo McFarland, adesso avete risolto il problema. Non potrete più fare finta di niente.

Lorenzo Calamai

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