La Player of the Match dell’ultimo successo sulla Francia racconta il momento delle azzurre, al lavoro verso il debutto iridato
Ancora poco più di una settimana e finalmente l’attesa dell’Italia femminile andrà a finire: domenica 9 ottobre le azzurre disputeranno contro gli USA il loro primo match iridato, aprendo quindi ufficialmente l’avventura della Coppa del Mondo Neozelandese. Arrivate da cinque giorni nel paese agli antipodi rispetto all’Italia, le ragazze di coach Andrea Di Giandomenico stanno continuando il loro percorso di avvicinamento al match di Whangarei, lavorando con doppie sessioni ad Auckland.
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A parlare con la Federazione Italiana Rugby è stata la mediana d’apertura Veronica Madia, che ha raccontato le sue sensazioni sul gruppo e sul percorso che questa squadra ha fatto per arrivare al Mondiale.
“Nel gruppo il clima è sereno, ma ciò non significa che non siamo concentrate sull’obiettivo – commenta Veronica Madia, mediano di apertura – Dopo i primi giorni di acclimatamento, anche in considerazione del fuso orario sfavorevole (undici ore in più in rapporto all’Italia) abbiamo cominciato a incrementare il carico di lavoro. Continuiamo a svolgere la preparazione fisica secondo il programma, sia in palestra che in campo, ma stiamo curando maggiormente i dettagli in rapporto al volume”.
“La prima cosa che mi ha colpita all’arrivo in Nuova Zelanda è stato il numero di campi da rugby e, in generale, di strutture sportive che abbiamo incontrato nel breve tragitto dall’aeroporto all’hotel è evidente che siamo ospiti in un Paese in cui lo sport occupa una posizione importantissima all’interno della vita sociale”, aggiunge.
“Questa per me sarà la seconda Coppa del Mondo, sono passati cinque anni dalla competizione giocata in Irlanda. Nel 2017 ero da poco entrata nel gruppo Azzurro, sentivo la responsabilità di vestire la maglia in una manifestazione così importante ma, probabilmente, non avevo sviluppato un coinvolgimento emotivo così forte come le mie compagne di squadra più anziane. Oggi, mi trovo dall’altra parte: so di essere stata partecipe del percorso che ha portato alla qualificazione e vivo la spedizione con un’intensità diversa, seppure l’impegno sia rimasto invariato. Il posticipo di un anno della manifestazione, con l’obiettivo di garantire un graduale ritorno alla normalità – per le squadre, lo svolgimento con maggiore tranquillità delle attività quotidiane; per il pubblico, la presenza allo stadio – non può che essere salutato con favore”.
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Madia ritorna sul test match con la Francia, l’ultimo prima della partenza per la Nuova Zelanda, giocato a Biella venerdì nove settembre: “Sono molto felice di essere stata nominata Player of the match, ma la gioia più grande era data dalla vittoria e dalla prestazione della squadra, consapevole che il mio apporto aveva influito sull’esito della partita. La vera soddisfazione è il riconoscimento che il percorso intrapreso negli ultimi mesi, durante i quali si sono intensificati gli impegni, sta portando a dei risultati. C’è stato un cambiamento di gioco a livello tattico e tecnico che, forse, ha faticato un po’ a emergere, ma ad oggi abbiamo dimostrato che funziona e siamo in grado di sostenerlo”.
Una rappresentativa degli atleti junior dell’East Coast Bays Rugby Club – che conta circa seicento tesserati, di cui un quarto ragazze – hanno assistito all’allenamento della Nazionale femminile, per poi fermarsi con le atlete per alcuni scatti e una sessione di autografi.
Kaine Robertson – Azzurro numero 561 originario della Nuova Zelanda, dove è tornato nel 2014 dopo aver militato nelle fila del Viadana e degli Aironi -, allenatore volontario del gruppo degli U9 e degli U15, oltre che liaison officer del gruppo italiano, spiega come è nato l’incontro di oggi pomeriggio:
“Per le giovani atlete e i giovani atleti del club, poter assistere all’allenamento di una squadra di alto livello è un’occasione unica per capire il funzionamento del gruppo, vedere la professionalità delle ragazze e capire dove potrebbero arrivare con i loro sogni”.
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