Marius Mitrea: “Il settore arbitrale italiano è in pieno sviluppo”

L’ex direttore di gara racconta i progressi dopo un anno nel suo ruolo di Referee Development Officer della FIR

Marius Mitrea

Marius Mitrea è oggi il Referee Development Officer della FIR – ph. OnRugby

Da poco più di un anno, Marius Mitrea ha appeso il fischietto al chiodo per passare metaforicamente dietro a una scrivania: oggi è il Referee Development Officer della Federazione Italiana Rugby, colui che si occupa di seguire tutta la parte tecnica del settore arbitrale italiano.

Gli scarpini, insomma, mordono ancora spesso il campo nelle occasioni in cui c’è da lavorare insieme ai direttori di gara italiani per allenarli e farli crescere.

Con lui, abbiamo fatto il punto sullo stato dell’arte del settore arbitrale italiano.

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Ma qual è esattamente il ruolo del Referee Development Officer?

“E’ colui che dà indicazioni e direttive agli arbitri e alle squadre del Top10, lavora con gli arbitri del massimo campionato quotidianamente per alzare il livello dell’arbitraggio, segue le competizioni internazionali e gli arbitri internazionali della federazione. Inoltre per la FIR si relaziona con tutti le altre entità all’estero.”

A che punto siamo dopo un anno dalla tua nomina?

“Ho smesso di arbitrare dopo la finale fra Petrarca e Rovigo del campionato 2020/2021 e da settembre ho assunto questo nuovo ruolo. Dopo la prima stagione possiamo dirci soddisfatti dei risultati che abbiamo raggiunto: pensiamo ad esempio che negli scorsi dieci anni, sono forse stato l’unico ad essere designato per direzioni all’estero e a volte abbiamo fatto fatica anche a mettere insieme una terna arbitrale [anche se in realtà è una quaterna: arbitro, 2 assistenti e TMO] di qualità sufficiente per essere scelti. Nella scorsa stagione abbiamo invece avuto due terne regolarmente designate nelle varie competizioni, sia URC che Champions e Challenge Cup, ma anche partite di World Rugby.”

Un traguardo importante. Quali sono gli aspetti dove invece c’è da migliorare?

“Le designazioni internazionali sono sicuramente un traguardo, ma ci siamo trovati al punto che poi il problema è diventato quello di avere abbastanza arbitri per dirigere i nostri campionati. In questo momento c’è molta pressione, infatti, per promuovere e sviluppare arbitri di qualità nel minor tempo possibile, perché i numeri sono esigui: siamo in una situazione dove dobbiamo fare in un anno quello che si dovrebbe fare in tre.”

Se dovessi citare una novità importante per il settore?

“Gianluca Gnecchi, Andrea Piardi e Clara Munarini sono ora sotto contratto con la FIR, mentre in precedenza solo io avevo avuto questa possibilità. Questo ci permette anche di proporli con maggiore credibilità verso l’estero, rispetto ad avere direttori di gara amatoriali.”

Munarini dirigerà alla Rugby World Cup 2021 fra pochi giorni. Quali sono invece le prospettive per Andrea Piardi?

“Abbiamo messo in piedi un piano di sviluppo dei nostri arbitri migliori condiviso con World Rugby, URC ed EPCR. Per Andrea Piardi il progetto è di andare alla Rugby World Cup come assistente. Lui ha esordito in Heineken Cup da appena un anno, ha avuto la designazione a livello internazionale con Inghilterra-Barbarians, ma proprio per ragioni di tempo è difficile che venga inserito tra coloro che dirigeranno le gare alla RWC, i cui nomi sono stati individuati già da un anno e più a questa parte. Stiamo lavorando perché il prossimo novembre possa essere designato come assistente in partite di prima fascia, fra nazionali Tier 1, e poi magari dargli anche una partita da dirigere come successo a Twickenham in estate.”

E il suo collega, Gianluca Gnecchi?

“Gianluca Gnecchi ha esordito la scorsa stagione in Challenge Cup e adesso cercheremo di avere per lui qualche gara internazionale tra squadre di Tier 2 da assistente, in modo che possa anch’egli entrare nel salotto buono, per così dire. Per noi i test match di novembre sono molto importanti, perché per l’emisfero nord sono più rilevanti di quelli estivi, ed avere due arbitri italiani designati sarebbe un ottimo risultato.”

Il quadro della situazione che dipingi è molto positivo, diverso dalla percezione che spesso ha l’opinione pubblica. In settimana, è ad esempio emerso che l’Italia è rimasta fuori dal neonato panel indipendente di valutazione degli arbitri dello United Rugby Championship.

“Il settore arbitrale italiano è in sviluppo, possiamo essere soddisfatti del percorso di crescita che stiamo intraprendendo. E’ vero, non siamo stati inseriti nel panel di valutatori dell’URC, ma pian piano arriveremo anche lì. L’assenza peraltro non ci penalizza: noi siamo già presenti al livello superiore, tra coloro che decidono le designazioni dello United Rugby Championship, fatte di concerto dai Referee Managers delle varie federazioni, e delle coppe europee. Faccio parte del panel di designatori dell’EPCR già dallo scorso anno, dove, per dirne una, non c’è nessun membro della federazione gallese e dove si fa il lavoro più importante. Un esempio? Mi è capitato più di una volta di valutare il lavoro di un arbitro come Wayne Barnes. La qualità del nostro lavoro è messa in mostra dal fatto che non ci manchino le designazioni nello URC: Piardi e Gnecchi, Liperini, Rossini e Falzone come TMOs, Vedovelli nel panel di sviluppo. Spesso si dice che noi arbitri italiani siamo penalizzati o che la federazione non sa farsi valere, ma non è così. Le cose per la FIR, a proposito di arbitri, si sono messe piuttosto bene.”

Lorenzo Calamai

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