La capitana azzurra espone senza mezzi termini dove le ragazze vogliono arrivare
L’Italia punta in alto. La capitana Elisa Giordano ha introdotto l’avventura azzurra, che comincerà questa notte all’1.45 contro gli USA (diretta Rai 2, Sky Sport Uno e Sky Sport Arena) e ha spiegato alla Gazzetta dello Sport qual è il reale obiettivo delle azzurre.
“Vogliamo arrivare tra le prime quattro. Si deve puntare in alto, ma non è questione di alzare l’asticella o di tirarsela, noi abbiamo un obiettivo e giocheremo al massimo delle nostre possibilità per raggiungerlo” ha detto la capitana azzurra al sito della rosea.
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Giordano ha poi introdotto le tre avversarie di questa fase a gironi, a cominciare proprio dagli USA, per poi proseguire con Canada e Giappone: “Con gli Stati Uniti sarà la partita, quella che ti fa già capire se sei dentro o fuori. Ovviamente può succedere di tutto, pensiamo all’Irlanda che non si è qualificata al Mondiale, ma vincere questo match sarebbe un grandissimo inizio”.
Delle tre, l’avversaria più tosta è sicuramente il Canada, che ha battuto le azzurre in un test match a luglio per 34-24: “Incontrare il Canada questa estate ci ha fatto capire quante opzioni hanno a livello tecnico e fisico, abbiamo avuto dei momenti ‘no’ che alla fine ci hanno fatto perdere la partita, ma abbiamo dimostrato di potercela giocare, come abbiamo fatto anche contro la Francia. Abbiamo il girone migliore che potesse capitarci, ora sta a noi sfruttarlo” ha detto a proposito Giordano.
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Infine, la prima fase si concluderà con la sfida contro il Giappone: “Quando si parla di non sottovalutare nessuno non lo dico tanto per dire, sono davvero convinta che le giapponesi siano una bella gatta da pelare. Sono l’opposto degli Stati Uniti, magari dal punto di vista fisico non sono così prestanti, ma per dinamicità e atletismo sono difficili da affrontare, corrono tanto e sono delle molle: le placchi e loro sono già in piedi”.
Giordano ha inoltre parlato dello splendido clima che si respira in Nuova Zelanda, dove i tifosi stanno vivendo questo mondiale come una festa: ““Qui è pazzesco. La gente ci ferma per strada, ci saluta e dice che verrà a vederci allo stadio, e lo fa con tutte le squadre. È proprio questione di cultura, il 90% delle persone segue il rugby e ci gioca”.
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