Il presidente della federazione inglese Bill Sweeney ammette che c’è molto da lavorare per ricostruire la struttura della Premiership
È ormai palese che il rugby inglese stia vivendo uno dei momenti più duri della sua storia, con una Premiership iniziata con 13 squadre e al momento ridotta a 11, ma comunque in una situazione tutt’altro che rosea dal punto di vista dei debiti che ogni club ha sul groppone. A riguardo è intervenuto il presidente della federazione Bill Sweeney, che si è espresso in maniera molto dura e ha sottolineato come urga creare un nuovo sistema che “regoli” il gioco e sistemi il più possibile la parte economica.
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Partendo proprio da quest’ultimo aspetto, Sweeney ha detto: “I club di Premiership stavano perdendo già 4-5 milioni di sterline prima del 2020, l’arrivo della pandemia ha fatto il resto ed esacerbato questi numeri. Sappiamo da tempo che questo è uno sport che vive al di sopra delle proprie possibilità e fa affidamento su dei ricchi benefattori. Questi ultimi però si sono resi conto che i tanti milioni pompati nei club della Premiership non gli sono tornati indietro in alcun modo”.
Secondo lui bisogna riformare il sistema creando un nuovo corso di gestione che possa permettere di non avere più situazioni come quelle attuali. Il presidente della RFU si è anche detto favorevole all’importazione di un “modello francese”, dove c’è un organismo indipendente dalla federazione che controlla la salute dei club salvaguardandone prima di tutto l’aspetto economico.
“Ogni club deve garantirsi una licenza in base a determinate condizioni prima di poter partecipare alla Premiership, serve una revisione completa dei piani di gestione delle società. D’accordo, anche se questo vorrebbe dire avere un campionato più piccolo”.
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In tanti oltre a Sweeney infatti ora sottolineano come la Premiership debba ridurre il numero delle sue squadre, così anche da distribuire una fetta più grande dei diritti di radio e tv: “Così si potrebbe aumentare la qualità del gioco, e inoltre si potrebbe appianare la grande distanza che c’è tra i club più ricchi e quelli meno ricchi”.
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