Premiership e Top 14 sono da sempre i due principali palcoscenici mondiali del rugby per club, ma mentre in Inghilterra il campionato è in crisi, in Francia continua a crescere
Nel campo delle competizioni per club, nessuna nella storia ha finora potuto rivaleggiare per importanza, attrattiva e forza economica con Premiership e Top 14, i massimi campionati di Inghilterra e Francia.
Oggi, però, il modello inglese è in crisi, ferito duramente da montagne di debiti che la pandemia degli scorsi anni ha reso più elevate. Se nei casi di Worcester e Wasps, le due squadre in via di fallimento, ci sono anche errori di gestione da mettere nel computo, non mancano le notizie di una diffusione capillare di problemi economici in quasi tutti i club della Premiership, che negli ultimi anni sta suo malgrado intraprendendo un doloroso percorso di riduzione dei costi.
Perché il Top 14 invece continua a brillare, tanto da sembrare oggi il faro e il riferimento a livello di campionati?
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Una risposta, seppur parziale, prova a darla Gavin Mortimer, giornalista inglese di stanza in Francia e commentatore in lingua inglese del Top 14 per Canal Plus.
Secondo lui, sono tre i fattori principali che spiegano la grande discrepanza di stabilità economica che stanno vivendo i club dei due campionati in questo momento storico: diritti televisivi, legame con il territorio e regolamentazione amministrativa.
Su RugbyPass, Mortimer scrive: “Il singolo fattore di maggiore importanza nella discrepanza di stabilità finanziare tra il Top 14 e la Premiership sono i soldi che arrivano dalle TV.”
Nel dicembre 2020, quando i diritti televisivi della Premiership sono stati messi in vendita, la lega inglese si è accordata con BT Sport per 110 milioni di sterline in 3 anni. Poco più tardi, nel 2021, Canal Plus ha firmato un accordo di quattro stagioni con il Top 14, acquistando i diritti televisivi del campionato per 98 milioni di sterline a stagione.
Una pioggia di denaro che ha permesso ai club francesi di sopravvivere alla pandemia molto meglio delle loro controparti inglesi, nonostante un sostegno inferiore da parte del governo in termini di aiuti economici durante il periodo più critico.
Un investimento così importante da parte dell’emittente televisivo francese, però, si spiega solo grazie ad un legame tra club e territorio che in Francia, un paese con un territorio doppio rispetto all’Inghilterra, vede una parte del paese preferire la palla ovale a quella rotonda.
“I club francesi hanno sempre avuto un vantaggio sui loro rivali inglesi in termini di tifosi allo stadio – sostiene Mortimer – La media di spettatori per una gara di Top 14 nel 2021/22 è stata di 14.500 persone, contro gli 11.630 della Premiership. E questo è ancor più rimarchevole se si pensa che molti club francesi come Brive, Pau, La Rochelle e Castres vengono da piccoli paesi. I club inglesi sono in città eppure faticano al botteghino.”
“Il calcio è parzialmente responsabile. La Premier League è una corazzata che schiaccia tutto quello che si trova davanti. Il calcio francese, per contro, è quasi uno scherzo. Togliete il Marsiglia e il PSG dalla Ligue 1 e le principali squadre del campionato farebbero fatica in Championship, senza nemmeno pensare alla Premier League. E questo si riflette nelle presenze allo stadio. La media spettatori per il Marsiglia nella scorsa stagione era di 56.783 spettatori e di 47.283 per il PSG, ma dall’altro lato dello spettro ci sono gli 11.720 del Clermont, poco meglio del Montpellier.”
“I club di rugby di queste città hanno migliori medie spettatori stagionali; lo stesso vale per Bayonne, che ha giocato in ProD2, indicazione di come il rugby domini il calcio nel sud della Francia.”
Secondo Mortimer, questa supremazia culturale in una parte del territorio francese rende più facile attrarre partner commerciali, con le aziende che puntano ad essere associate alle entità sportive di maggior successo sul proprio territorio di riferimento. La multinazionale degli pneumatici Michelin, ad esempio, ha sede a Clermont ed è la principale datrice di lavoro della città. Sponsorizza il club di rugby ma non ha nessun legame con la squadra di calcio.
L’ultimo elemento è il controllo amministrativo della salute economica dei club.
In Francia ogni club professionistico deve sottoporre il proprio bilancio all’analisi della Direction Nationale d’Aide et de Contrôle de Gestion (DNACG) e le loro risorse possono essere costantemente richieste ed esaminate. Se un club non rispetta il proprio bilancio preventivo viene multato, o in casi estremi addirittura retrocesso d’ufficio. In tempi recenti Grenoble, Bourgoin e Montauban hanno ricevuto serie punizioni per aver violato le norme.
Bill Sweeney, CEO della federazione inglese, è parso voler assimilare nel sistema inglese un organismo di questo tipo nelle sue ultime dichiarazioni: “I club francesi si definiscono come attori della crescita e della protezione degli interessi del rugby francese. Devono sottostare a una completa revisione delle loro proiezioni finanziare e del loro business plan, delle previsioni di vendita e dei ricavi.”
Per arginare una vera e propria emorragia di risorse tecniche ed economiche dalla Premiership verso il Top 14 potrebbe essere troppo tardi. Tuttavia se il campionato inglese vorrà tornare a competere con l’omologo francese, avrà bisogno di ripensare al più presto il proprio modello.
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