Ancora una volta ci si ricorda del rugby quando accade un episodio negativo, un po’ meno quando si ottengono i risultati
La vittoria delle Azzurre di domenica notte con il Giappone nella terza partita della Coppa del Mondo femminile è un traguardo che resterà indelebile nella storia del rugby italiano.
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Una notizia che sarebbe stata da copertina. Non solo perché nessuna formazione italiana seniores aveva mai raggiunto i quarti di finale in una manifestazione iridata, non solo perché questo gruppo (e le tante ragazze che ne hanno fatto parte negli ultimi anni) hanno anche scalato il ranking mondiale fino ad arrivare al quinto posto (risultato impensabile fino a qualche anno fa), non solo perché questi traguardi sono stati raggiunti da atlete dilettanti che, con grandi sacrifici, spesso si scontrano contro professioniste, non solo perché il nostro movimento femminile fino a qualche anno fa era una piccolissima realtà spesso anche sottovalutata e guardata un po’ dall’alto in basso da tutti. E potremmo continuare a lungo con i non solo…
Tutti argomenti che potrebbero essere ottimi spunti per dare visibilità e raccontare un movimento in crescita esponenziale in termini di numeri – quest’anno oltre alle Serie A femminile prenderà il via anche un nuovo campionato d’élite che si chiamerà Eccellenza Femminile – e di risultati. Basti pensare al Sei Nazioni dove le Azzurre sono giunte terze nel 2015 e addirittura seconde nel 2019 risultati mai raggiunti dalle due rappresentative maschili.
Poi accade che una di queste ragazze venga squalificata per 12 partite per un gesto, sicuramente antisportivo, ed ecco che la notizia viene ripresa da tutti, per di più in molti casi (non tutti per fortuna) in modo superficiale se non addirittura errato.
Non è questa la sede e non è nostra competenza, addentarci nell’esame della decisione disciplinare – che potete comunque leggere qui (in inglese) – ma occorre riportarne un passaggio fondamentale: “A 11 secondi sembra esserci un contatto, bocca-mano. Questo è stato il punto in cui J7 (la giocatrice giapponese che ha subito il fallo, ndr) ci ha detto che è stata morsa per la seconda volta. Ancora una volta abbiamo incluso nell’Appendice 1 le immagini fisse che mostrano questo momento approssimativo. Capiamo che è una frazione di secondo e non ha lo scopo di mostrare il morso effettivo ma un’approssimazione.”
Insomma, le immagini tv non condannano senza difesa proprio nessuno, come riportato da qualcuno, perché l’evidenza del morso non c’è. Le ragioni che hanno portato alla squalifica dell’Azzurra sono dovute principalmente ad altri fattori (tra queste le testimonianze).
Quello che resta di tutta questa vicenda, al di là dell’approssimazione nel riportare i fatti, è l’amarezza di vedere che ancora una volta che ci si ricorda del rugby quando accade un episodio negativo un po’ meno quando si ottengono i risultati. Grandi risultati nella caso della Nazionale Femminile. Che, giusto per dare una notizia, nella sfida col Giappone, trasmessa in diretta da Sky all’1.45 di notte (e poi in replica) ha totalizzato oltre 20.000 spettatori. Un altro strepitoso traguardo.
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