L’apertura azzurra racconta ad OnRugby la storica avventura mondiale in Nuova Zelanda
Lo storico percorso Mondiale dell’Italia si è concluso ai quarti di finale contro la Francia, dopo una partita tirata per 60 minuti ma che alla fine ha visto le francesi prendere il largo. Come racconta la numero 10 azzurra Veronica Madia a OnRugby, resta la grande soddisfazione di aver fatto qualcosa di grandioso, ma allo stesso tempo la sconfitta brucia, come giusto che sia.
Veronica, è più forte la gioia di aver fatto qualcosa di storico o la delusione per la sconfitta?
“Siamo deluse, ma allo stesso tempo contente di dove siamo arrivate e del percorso che abbiamo fatto. Ci aspettavamo una partita molto dura, loro hanno giocato bene e quando hanno messo una marcia in più non siamo riuscite a durare 80 minuti”.
C’è anche la delusione per la fine di un’avventura, dal punto di vista umano?
“Sì, anzi, è la cosa che mi pesa più di tutte adesso. Sono stati due mesi quasi surreali, si viveva di rugby tutti i giorni, come se fossimo delle professioniste. Adesso tornare alla vita normale, al lavoro e ai pensieri della vita quotidiana sarà un po’ difficile (ride, ndr)”.
Cosa fai nella vita oltre a giocare a rugby?
“Lavoro per una cooperativa sociale, mi occupo di donne e minori a livello educativo. In questo periodo ho preso un’aspettativa non retribuita, approfitterò di due settimane in più perché ci tengo a rimanere in Nuova Zelanda fino alla fine. Ne approfitterò per vedere posti nuovi, culture diverse e godermi il mondiale. Andrò a vedere la finale a Eden Park”.
Resta qualche rimpianto dopo questa avventura?
“Sicuramente avrei potuto fare meno errori in campo, c’è un po’ di rammarico personale dal punto di vista tecnico, ma a livello di gruppo abbiamo sempre dato il 100% e tutto quello che avevamo. Andiamo a casa senza rimpianti, perché abbiamo dato tutto quello che potevamo dare”.
Qual è stato il momento chiave di questo Mondiale?
“La partita con gli Stati Uniti è stata forse la miglior prestazione che abbiamo fatto. Abbiamo avuto tanto possesso che ci ha permesso di fare il nostro gioco. Ci siamo rese conto di quello che siamo e possiamo dare, e che non abbiamo nulla in meno delle altre squadre. Questo ci ha dato confidenza anche per le partite successive, che non sono state facili, sia per la fisicità del Canada sia per la velocità del Giappone. Anche contro la Francia, pur con un risultato più ampio, la partita è stata equilibrata fino al 60, poi abbiamo preso tante mete nel finale per ‘sfinimento’.
È un po’ finita la benzina?
“Sì, anche perché comunque abbiamo avuto problemi con gli infortuni fin da subito, e questo ci ha impedito magari di fare del turnover e dosare i minutaggi, e alla fine contro la Francia abbiamo preso tante mete negli ultimi 20 minuti che hanno reso il punteggio molto ampio. Ma comunque è un problema che riguarda tutti i Mondiali, già l’aver giocato ogni 7 giorni invece di ogni 5 come nel 2017 è stata una grande cosa”.
Continuerai a giocare a rugby dopo il Mondiale?
“Sì, appena rientrerò a Colorno inizieremo il campionato, finché mi farà piacere continuerò a farlo. Non mollo!”
Tante persone vi sono state vicine durante questo torneo, nonostante gli orari…
“Abbiamo ricevuto tantissimi messaggi di incoraggiamento e di complimenti per le prestazioni. La gente che magari non segue assiduamente il rugby era stupita dal fatto che avessimo superato il turno, come fosse stata un’impresa, mentre per noi era il nostro obiettivo, il minimo che dovessimo fare in questo Mondiale. Prima della partita con la Francia poi è successa la cosa più bella, anche se non l’abbiamo pubblicata sui social: una nostra compagna di squadra ha chiesto a tutti i nostri amici e familiari di mandare dei video di incoraggiamento per noi, e poi ha montato un video. È stata una cosa emozionante vedere i propri cari, ma anche quelli degli altri, tutti insieme per noi. E poi sono arrivati tanti messaggi dalle ragazzine e dai papà delle ragazze che giocano a rugby. È stato molto bello”.
Forse proprio questa è la vittoria più grande?
“Assolutamente sì, alla fine le vittorie aiutano a dare visibilità al nostro sport, nella speranza che possano aumentare le persone che ci giocano. Poi è stato bello vedere tutta queste gente negli stadi, durante la partita contro la Francia l’impianto si è riempito col passare del tempo, anche perché dopo giocava la Nuova Zelanda, e sentivamo applausi e sostegno dopo ogni giocata, e anche dopo gli errori”.
Alla fine lì il rugby è religione…
“Appena arrivate ad Auckland abbiamo visto una quantità incredibile di campi da rugby, ogni 50 metri, e comunque c’erano impianti sportivi ovunque: tennis, golf, cricket. Questa è la cosa che mi ha spiazzato di più appena arrivata. Se accendo la tv su 7 canali sportivi di Sky, 4 sono dedicati al Rugby. Trasmettono di tutto, anche le giovanili, l’under 16, un po’ come con il calcio in Italia”.
Il prossimo appuntamento è il Sei Nazioni, magari una bella rivincita in casa nostra con la Francia…
“Eh sì (ride, ndr), non sarebbe male! Di sicuro è una squadra con la quale sappiamo di potercela giocare, cosa che purtroppo non possiamo ancora fare contro l’Inghilterra. Per il resto però sappiamo di poter competere con tutti gli altri”.
Com’è stato il rapporto con Andrea Di Giandomenico in questi anni?
“Sono arrivata in Nazionale circa 7 anni fa e lui era già presente. A livello tecnico e motivazionale è bravissimo, mi ha sempre corretta quando sbagliavo, aiutandomi a crescere, nonostante abbia avuto degli alti e bassi. Ha sempre puntato su di me dandomi fiducia anche dopo delle prestazioni un po’ orribili (ride, ndr). Quando c’è stato da rimproverarmi non si è mai tirato indietro, non è uno che si risparmia, però anche il fatto che si arrabbi così tanto fa capire quanto ci tenga”.
(Nel frattempo, Beatrice Rigoni urla “è la più forte di tutti” in sottofondo)
Ma la paghi per questo?
“È la mia fan numero uno, mi fa da assistente, da badante e da fan. Non la pago per questo però, lo fa di sua spontanea volontà” (ride, ndr)
Francesco Palma
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