L’ala azzurra sarà padrona di casa nel fine settimana, quando gli Springboks arriveranno nel capoluogo ligure
Come quasi ogni bambino italiano, anche Pierre Bruno ha cominciato dal calcio, fra tutti gli sport. Come quasi ogni giocatore di rugby in questo paese pallatondista, è rimasto folgorato a un certo punto della sua vita da ragazzo, colpito da un ambiente che lo ha catturato per sempre.
I trascorsi dell’ala dell’Italia, 4 mete in 6 presenze per confermare a livello internazionale il marchio di giocatore che timbra sempre il cartellino, li ha raccontati lui stesso a Massimo Calandri in un’intervista all’edizione genovese de La Repubblica.
Bruno, nato e cresciuto nel capoluogo ligure, sarà in qualche modo il padrone di casa della gara di sabato fra Italia e Sudafrica al Ferraris.
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“Un sogno che si realizza. Da ragazzino giocava a calcio. Nel frattempo è venuto nella mia scuola media, la Centurione, un tipo biondo e simpatico che voleva parlarci di uno sport diverso. E io sono stato a sentirlo”
“Proviamo questo rugby, mi sono detto: mi è piaciuto subito. C’erano più sorrisi, solidarietà. Io poi correvo veloce, non avevo paura del contatto.”
“Stadio incredibile – dice Bruno a proposito dell’impianto di Marassi – All’inglese, gli spettatori che quasi placcano e spingono con te. Ci venivo a vedere la Sampdoria con il nonno e mio cugino: loro sono tifosi ‘caldi’ come Tommaso Castello (altro azzurro e cussino), che va nella Nord a tifare Genoa. Per me sarà una giornata speciale. Speriamo nel tutto esaurito.”
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Oltre a pensare alla città e al suo stadio, il trequarti guarda già alla partita di sabato: “[Gli Springboks] vengono da due sconfitte, saranno arrabbiati di brutto. Sono la squadra più ‘fisica’ e aggressiva del mondo. Useranno il pacchetto degli avanti e calceranno tanti palloni alti su noi tre che stiamo dietro: sanno che non siamo molto alti, cercheranno di approfittarne. Sfida accettata. Io potrei trovarmi di fronte Mapimpi o Arendse, due fuoriclasse: preferisco concentrarmi sul mio lavoro, non su di loro.”
E infine un pensiero al prossimo futuro: “Mi piacerebbe giocare all’estero. Però adesso mi concentro sull’appuntamento di sabato: è la sola cosa importante.”
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