L’estremo biancoverde e della Nazionale ha raccontato alla Gazzetta dello Sport i suoi due anni di calvario tra i tanti infortuni
L’avventura di Matteo Minozzi al Benetton non è cominciata nel modo migliore. L’espulsione dopo soli 10 minuti contro Edimburgo gli è costata 4 giornate di squalifica, e sarà nuovamente a disposizione di Bortolami solo per il secondo derby contro le Zebre, il 31 dicembre al Lanfranchi di Parma.
L’estremo del Benetton e della Nazionale ha raccontato alla Gazzetta dello Sport gli ultimi due anni di calvario, tra l’operazione all’occhio, il tendine e due concussion: “Negli ultimi 365 giorni avrò giocato si e no 80 minuti, al di là delle amichevoli. Sicuramente l’espulsione è stata colpa mia, e mi dispiace perché non ho mai voluto far male a un avversario in vita mia. È stato un errore dovuto alla poca confidenza col mio corpo, quando stai lontano dai campi per tanto tempo ti mancano gli automatismi”.
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Minozzi ha poi raccontato nel dettaglio la dinamica del fallo: “Su una presa aerea senza pressione ho sbagliato il tempo del salto, mi sono sbilanciato e involontariamente ho alzato la gamba per non cadere male. Sono situazioni che per quanto tu ti possa allenare avvengono solo in partita, e se non ci sei abituato rischi di pagare. Ripeto, è stato un errore mio e non voglio fare la vittima, ma c’è un legame con i tanti infortuni che ho avuto, è un anno e mezzo che non me ne va dritta una”.
In particolare, le due concussion sono state un momento molto difficile per Minozzi: “L’argomento è sempre stato tabù, e solo negli ultimi anni finalmente se ne sta parlando di più. Se non hai rispetto del tuo corpo e di quello che ti sta succedendo rischi quello che è successo a me”.
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Addirittura, durante un protocollo HIA in seguito a una botta in testa, Minozzi non riusciva più a parlare in inglese: “Dopo il colpo per sei ore ho dimenticato l’inglese. Il medico mi parlava e io non capivo in quale lingua stesse parlando, provavo a rispondere e mi uscivano solo parole in italiano. Nei giorni successivi non ricordavo nemmeno se 10 minuti prima avessi bevuto il caffè, o se avessi mangiato”.
Un altro dei momenti più difficili riguarda l’infortunio all’occhio, che non essendo stato identificato subito ha rischiato di portare a conseguenze molto serie. “Ho davvero rischiato di perdere l’occhio” spiega Minozzi: “Tutto nasce da Italia-Inghilterra del 2020, quando mi rompo il naso. All’inizio infatti non vedevo dall’occhio sinistro, ma pensavo fosse per la botta e non ci ho fatto caso, infatti poi è tornato tutto normale e la settimana dopo ho giocato”.
“Dopo un po’ di mesi, gioco contro Clermont nei quarti di Champions ad aprile del 2021, e mi accorgo di vedere doppio. Facciamo tutta un’altra serie di controlli, mi impunto per andare da un oculista che mi dice ‘guarda, abbiamo i giorni contati, la retina sta per frantumarsi’ e nel giro di pochi giorni mi ha operato. È stata un’operazione molto invasiva, mi ha letteralmente tirato fuori l’occhio, altro che laser”.
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