L’australiano ha raccontato la sua storia nella produzione di Stan Sport “Kurtley: My Story”
Il passato è passato, ma ogni tanto ritorna per ricordarci i suoi insegnamenti: per questo, a distanza di quasi 10 anni, Kurtley Beale continua a raccontare quei momenti difficili che lo hanno segnato in negativo, ma che sono stati anche importanti per crescere come atleta e come persona.
Beale ha raccontato questa e tante altre storie nella produzione di Stan Sport “Kurley: My Story”. Il punto di non ritorno fu raggiunto nel 2013, in seguito a una brutta sconfitta dei Rebels, dove giocava, contro gli Sharks nel Super Rugby per 64-7. Beale fu redarguito in hotel dal suo capitano, che gli intimò di mettersi una maglietta, lui reagì e si finì alle mani.
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“Da lì capii che le cose non stavano andando bene. Ho dovuto chiedere aiuto e ho assolutamente meritato tutte le sanzioni che ho ricevuto. Sono andato in riabilitazione, mi sono detto di seguire questa strada e provare a ritrovarmi”.
“Da ragazzino credi di sapere tutto, ma quello è stato un momento di crescita e un periodo davvero utile, perché mi ha permesso di trovare la mia identità. L’avevo persa, non sapevo chi fossi, e quando non lo sai e non sei attaccato a te stesso ti perdi. Sono tutti insegnamenti: devi accettarli, e viverli” conclude Beale, che poi si concentra sul presente.
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Il presente è la Coppa del Mondo 2023. Lo scorso anno, Beale è tornato nel gruppo dei Wallabies in sostituzione dell’infortunato Reece Hodge, assaporando di nuovo il gusto della Nazionale: “È stato fantastico, si è riaccesa la fiamma della voglia di giocare per il mio Paese”.
“Proprio per questo – continua Beale – ho deciso di ritornare a giocare in Australia, ai Waratahs. Il motivo per cui sono tornato è il prossimo Mondiale, sento di poter ancora dare molto al rugby e ai miei compagni di squadra, e di poter essere d’aiuto in termini di esperienza”
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