Lungo colloquio con il Sydney Morning Herald. Ci sono un sacco di cose interessanti, come: “Penso che adesso mi prenderò un po’ di respiro”
Eddie Jones è tornato a casa, in Australia, dove non metteva piede da lungo tempo. Ha concesso una lunga intervista parlando a Georgina Robinson, una delle principali firme del rugby australiano per il Sydney Morning Herald.
Un’intervista che ha toccato molti punti, fra i quali il suo ritorno in Australia e il suo prossimo lavoro sono stati i temi prominenti.
“Gli ultimi tre anni sono stato completamente immerso nel lavoro, quindi penso che adesso mi prenderò un po’ di respiro – ha detto Jones – Se qualcuno dovesse farsi avanti e propormi un’offerta troppo buona per essere rifiutata ci penserò, ma credo che siamo troppo vicini all’inizio della Rugby World Cup.”
Una condizione, per prendere un nuovo impiego, però c’è: “Il mio punto di partenza è questo: lavorare dove possa essere un valore aggiunto e dove si possa vincere. Sono le due cose che cerco.”
E per rispondere alla domanda sulla sua voglia e sulle possibilità di allenare i Wallabies, Jones ha preferito citare un collega del calcio, l’ex allenatore dell’Arsenal Arsene Wenger, che quando gli venne chiesto se si sentisse pronto ad allenare l’Inghilterra rispose di essere troppo giovane (aveva passato già i 50) e che non gli sarebbe piaciuto allenare una nazionale perché non poteva controllare lo sviluppo dei giovani talenti.
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“Le persone parlando del fatto che l’Inghilterra è avvantaggiato dall’avere un grande bacino di giocatori tra i quali scegliere – ha specificato – ma questo non è un vantaggio. Avere molti buoni giocatori è un vantaggio.”
“L’Irlanda avrà forse 32 giocatori veramente validi e non molto altro oltre a quelli, ma andrà tutto bene finché non avranno una brutta serie di infortuni. E non la avranno, perché hanno uno staff di preparatori atletici fantastico, uno staff medico eccezionale, una grandissima collaborazione fra le franchigie e la nazionale. Non è tutto perfetto. Se lo chiedete a Andy Friend [head coach del Connacht] vi dirà che non è tutto perfetto, ma è abbastanza per massimizzare il talento che hanno a disposizione.”
Eddie Jones ha anche parlato di Inghilterra. Di essere stato forse troppo morbido, piuttosto che troppo duro com’è stato raccontato. Di non avere rimpianti rispetto al modo in cui ha amministrato la nazionale in completo bianco negli ultimi tre anni. Di essere orgoglioso dei traguardi raggiunti.
“Sono molto orgoglioso di aver resistito per sette anni là – ha scherzato – Chi si poteva immaginare un australiano di Matraville ad allenare l’Inghilterra? Quando giocavamo a rugby con i fratelli Ella, raccoglievamo le pietre dal campo prima di giocare perché il club non si poteva permettere un bel terreno.”
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“Se il rugby fosse diviso in classi sociali, gli inglesi si vedrebbero, si dipingerebbero e agirebbero come i re del mondo. E’ così. Aver avuto l’opportunità di allenare l’Inghilterra per 7 anni ed aver avuto successo è stato un sogno. Tutto, l’intero periodo lo è stato.”
“In particolare però, c’è stata una partita: quella semifinale del 2019. Tutto quello che desidera un australiano è battere la Nuova Zelanda, e farlo sul palcoscenico più importante, contro una buona squadra che aveva appena dato 40 punti all’Irlanda nei quarti. Non c’è stata fortuna in quella vittoria, abbiamo dominato dall’inizio alla fine.”
“Non siamo poi stati abbastanza forti per vincere la coppa. E continuare dopo è stata una decisione molto complessa. Sapevo che sarebbe stata dura. Poi sono accadute un paio di cose sulle quali non ho potuto avere il controllo. Riguardando indietro agli ultimi anni so di poter dire che ho allenato piuttosto bene. Non alla perfezione. E sono ancora convinto che l’Inghilterra sia in una posizione adeguata per vincere i mondiali. Ma chi lo sa, non è più un mio problema.”
A Steve Borthwick, comunque, vanno gli auguri: “Sarà un allenatore fantastico. Abbiamo lavorato insieme per 9 anni. L’ho portato con me ad allenare il Giappone ed è un fantastico assistente. Una delle cose a cui ripenso con orgoglio è che uno dei miei obiettivi era di formare il successivo tecnico dell’Inghilterra, ed in effetti l’ho fatto. La cosa difficile per lui è che è ancora piuttosto giovane, ha 41 anni. Ma è piuttosto maturo. Vedremo cosa farà quando la pressione salirà, quando i media cominceranno ad attaccarlo, se magari il supporto da parte dei vertici federali incomincerà a scemare. Vedremo se riuscirà a mantenere i nervi saldi. Ma, infine, è un brav’uomo.”
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