L’ex capo allenatore del Galles rompe il silenzio dopo aver dovuto lasciare la guida tecnica in anticipo rispetto alla fine del contratto
Le brutte prestazioni del Galles durante la finestra autunnale sono costate care a Wayne Pivac. L’ex tecnico degli Scarlets è stato licenziato dalla WRU il 5 dicembre 2022 e da qual giorno non aveva più rilasciato alcuna dichiarazione pubblica.
Il resto è storia recente. Warren Gatland richiamato per traghettare la squadra al mondiale, un nuovo staff tecnico ai suoi ordini e la speranza da parte della federazione che la squadra possa riprendere a infiammare il pubblico del Principality Stadium.
Pivac, che era volato in Nuova Zelanda subito dopo l’esonero, ha rivelato di aver saputo che la sua avventura alla guida del Galles era finita dopo la bruciante sconfitta contro la Georgia, più di due settimane prima di essere ufficialmente licenziato.
Per sua stessa ammissione il Galles “non dovrebbe mai perdere contro la Georgia” e durante la sua prima intervista pubblica al Podcast neozelandese ‘The Platform’ ha definito la sconfitta per 13-12 con i caucasici come “catastrofica”.
Nonostante i risultati altalenanti, ci sono dei momenti da salvare per Pivac. “Penso che ruoti tutto intorno allo stile di rugby che vuoi giocare. A volte lo abbiamo fatto bene e altre volte no. Dovevamo essere più coerenti e alla fine è un processo sotto il mio controllo. Ci sono stati alcuni punti salienti di cui sono davvero orgoglioso, come vincere il Sei Nazioni e vincere in Sudafrica per la prima volta”.
Il clima che Pivac ha respirato fino alla partita con l’Australia (poi persa 39 a 34 dopo un vantaggio di 21 punti) però è stato piuttosto freddo. Sapeva di affrontare gli Wallabies con le valigie già pronte, ma allo stesso tempo ha realizzato che non c’erano più margini per andare avanti.
Leggi anche: Paolo Odogwu: “Se l’Inghilterra non mi volesse, potrei avere l’opportunità di giocare per l’Italia”
“Si passa attraverso un processo di revisione interna. Non c’è stata una vera discussione alla fine. I risultati sono ciò che conta e non abbiamo ottenuto ciò di cui avevamo bisogno. Io sono la persona che sta in prima linea e accetto la responsabilità di quei risultati. È un affare piuttosto spietato a questo livello del gioco”.
Adesso il sessantunenne coach originario di Auckland sembra essere nuovamente pronto a vivere il rugby che conta, è tornato nel Regno Unito e si rimetterà in gioco, alla ricerca di nuove opportunità professionali.
Cari Lettori,
OnRugby, da oltre 10 anni, Vi offre gratuitamente un’informazione puntuale e quotidiana sul mondo della palla ovale. Il nostro lavoro ha un costo che viene ripagato dalla pubblicità, in particolare quella personalizzata.
Quando Vi viene proposta l’informativa sul rilascio di cookie o tecnologie simili, Vi chiediamo di sostenerci dando il Vostro consenso.