Il direttore generale dei biancoverdi sarà tra i premiati di sabato per le oltre 100 presenze: “Che gioia lo scudetto da capitano. La delusione più grande? Leicester da giocatore e i playoff con Munster da dirigente”
Il match tra Benetton e Stade Francais, ultima partita della fase a gironi di Challenge Cup, ha un valore importante anche fuori dal campo. Per l’occasione, infatti, verranno premiati tutti i giocatori che hanno messo insieme più di 100 presenze nella storia del club. Tra questi, c’è anche l’attuale direttore generale Antonio Pavanello: “Tornerò giocatore per un giorno. È una giornata che voglio godermi fino in fondo” ha detto al Gazzettino di Treviso.
Una storia lunghissima quella tra Pavanello e il Benetton, cominciata nel 2005: “I più esperti mi fecero subito sentire uno di loro, dai fratelli Dallan a Ongaro, passando per Faliva e Troncon. E poi c’era un gruppo di ragazzi che conoscevo già dalle giovanili, come Orlando, Picone, Sbaraglini e Di Santo”.
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Pavanello ha ricordato i momenti chiave, positivi e negativi, della sua lunga storia biancoverde: “Il ricordo più bello in campo? Lo scudetto del 2007 vinto ai supplementari contro un Viadana fortissimo, e poi il primo scudetto da capitano del 2009, che emozione!”
“La delusione peggiore? Ancora rimugino sulla sconfitta contro Leicester in Heineken Cup del 2010. Stadio pienissimo, atmosfera delle grandi occasioni contro una squadra piena di stelle, compreso Martin Castrogiovanni. Ci giocavamo il passaggio del turno e facemmo una partita fantastica, a due minuti dalla fine eravamo sopra, poi Joe Maddock ha sbagliato un calcio in touche, Leicester è ripartito e ha segnato con Tuilagi, vincendo la partita, bruttissimo colpo”.
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La delusione peggiore da dirigente, invece, risale al 2019: “La sconfitta all’ultimo minuto nei playoff contro Munster nel 2019 non si dimentica facilmente” racconta Pavanello.
Il Benetton è arrivato nell’allora Celtic League (passato poi attraverso varie denominazioni, fino all’attuale URC) nel 2010, con un percorso di transizione non facile: “Eravamo un gruppo vincente, ma ci vollero i duri allenamenti di Franco Smith per crescere fisicamente e stare al passo col nuovo campionato. Anche grazie ad alcuni giocatori di esperienza internazionale siamo riusciti ad attutire bene il colpo. Il giocatore più forte con cui ho giocato? Dingo Williams, ma cito anche Dion Kingi, generosissimo, fisicamente dominante sia in difesa che in attacco”.
Poi, l’approdo in dirigenza, fino a diventare direttore generale: “Nel maggio del 2015 il presidente Amerino Zatta mi ha preso in disparte e mi ha chiesto se me la sentivo di entrare nella dirigenza. Io avevo ancora un contratto da giocatore, ma ho subito detto di sì. Certo, mi manca il campo, l’adrenalina, lo spogliatoio, ma la mia vita di adesso non è meno stimolante, gli obiettivi non mancano”.
E dopo la Rainbow Cup 2021, l’obiettivo è portare a Treviso un altro trofeo: “Voglio vincere. Nei prossimi anni mi piacerebbe vedere il Benetton alzare una coppa importante. E poi continueremo a rafforzare la struttura, a professionalizzarci, ad investire sui giovani”.
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