Il centro azzurro ha spiegato come la nazionale si sta preparando all’esordio nel Sei Nazioni 2023
Al centro del gioco. Per l’Italrugby che sta preparando il Sei Nazioni 2023 sono iniziati gli incontri con la stampa. Il primo a parlare in quelli che diventeranno appuntamenti consueti verso l’inizio del torneo è stato Juan Ignacio Brex.
Il centro di origini argentine, che vanta 18 caps con la maglia azzurra, si è sottoposto alle domande dei media, fra cui Onrugby, toccando diversi punti: “La prima cosa – ha esordito – che abbiamo fatto in raduno è stata quella di riesaminare l’ultima partita insieme, quella giocata contro il Sudafrica. Poi siamo passati al campo cercando di “riattivare” le conoscenze relative al sistema di gioco che adottiamo in nazionale, che per tutti è differente rispetto ai sistemi che adottiamo nei club”.
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Italia, Juan Ignacio Brex: “La parola “vincere” non ci deve preoccupare. Fra i trequarti c’è una chimica splendida”
Sul post novembre: “Sapevamo già da noi che anche l’aver vinto due partite in autunno non ci avrebbe reso “campioni del mondo” (usa una definizione forte per capire, ndr). Dobbiamo lavorare e Crowley l’ha già fatto capire con le sue parole ma anche con il suo spirito in allenamento. Le cose arriveranno se miglioreremo ulteriormente: non dobbiamo essere preoccupati del “vincere”. Va costruito il percorso”.
Poi sulla mentalità del gruppo e sul rapporto con lo staff tecnico: “Il gruppo è formato da giocatori che arrivano dalla Premiership, dal Top14 e dall’URC e questo non può che fare bene, perché ognuno mette e a disposizione dell’altro le proprie conoscenze e il proprio modo di stare in campo.
Dallo scorso novembre, inoltre, abbiamo avuto un nuovo modo di confrontarci con lo staff tecnico: ci hanno lasciati più liberi. E intendo liberi di prenderci i rischi, creare un gioco offensivo e anche di sbagliare. A questo aggiungeteci un po’ di rabbia anche per quanto successo a Batumi contro la Georgia la scorsa estate: diciamo che ci ha dato quel pungolo in più per fare meglio”.
In generale sui trequarti: “Contro Samoa e Australia siamo scesi in campo con un reparto che aveva tutti giocatori provenienti da squadre diverse: 7 ruoli e 7 club rappresentati, dal Gloucester al Benetton passando per il Tolosa, i Rebels, gli Harlequins, le Zebre e i London Irish. E’ stata una cosa bella e per certi versi inaspettata a livello di chimica: abbiamo lavorato sul campo e nelle riunioni video. C’è profondità e voglia di lavorare”.
Sull’assenza di Monty Ioane: “Monty solitamente è il mio compagno di stanza. Tutti noi sappiamo quanto ci mancherà e quante cose può mettere in campo a disposizione della squadra. Dovremo fare a meno di lui, ma non vogliamo farlo rimpiangere. Con chi dormo ora? Con Alessandro Fusco”.
Infine sulle partite del Sei Nazioni: “Ovviamente ragioniamo pensando a una partita alla volta. E’ chiaro che giocare in casa ha quel qualcosa in più per il quale ci si sente più fiduciosi, al di là del fatto che si giochi contro Francia, Irlanda o qualsiasi altra squadra. In generale, ripeto, quello che ci interessa è il processo e il piano partita: se faremo le cose bene, come ha dimostrato la partita di Cardiff, le vittorie arriveranno. Il nostro obiettivo non è mettere nel mirino una sola partita, ma provarci con tutte, anche se sappiamo che in alcune gare ci saranno delle chiare favorite”.
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