L’allenatore dei dragoni: “Dobbiamo eliminare il nostro campanilismo e mettere da parte gli interessi personali, per il bene del Galles”
Il capo allenatore del Galles, Warren Gatland, è tornato sulle questioni più annose del rugby gallese. Prima di tutto, sulla possibilità che i suoi giocatori scioperino e si rifiutino di scendere in campo per la terza giornata del Sei Nazioni 2023, contro l’Inghilterra: “Mi aspetto che la partita si giochi, i ragazzi si stanno allenando molto bene, devono solo mettere da parte per un po’ tutte le questioni esterne e concentrarsi sulla partita” ha detto in conferenza stampa.
“Le ultime settimane non sono state facili, ma a volte cose di questo tipo ti permettono di concentrarti meglio di e di arrivare ancora più preparato. Stiamo lavorando nel miglior modo possibile per la prossima settimana” ha continuato Gatland, che poi si è concentrato sulla regola dei 60 caps, che rende non convocabili tutti i giocatori gallesi che militano all’estero e non hanno raggiunto quel numero di presenze.
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“Non sono sicuro sia utile allo scopo al momento. Questa situazione credo rappresenti l’occasione per dire ‘sbarazziamocene’. È una cosa della quale si dovrà parlare dopo la Coppa del Mondo, ma trovando una soluzione in breve tempo, non portandola avanti per mesi e mesi. Vengo da un paese (la Nuova Zelanda, ndr) in cui quando sei in un momento di crisi, chiudi tutti in una stanza e risolvi tutto entro 24 ore”
“Qual è la soluzione? Poteva funzionare (la regola dei 60 caps, ndr) con 4 franchigie, ma non so se potrebbe funzionare con tre o due franchigie, non avrebbe senso non avere dei giocatori potenzialmente convocabili solo perché giocano fuori dal Galles. Ognuno deve assumersi un ruolo e una responsabilità: la Nazionale, le franchigie, i club. Dobbiamo eliminare il nostro campanilismo e i nostri interessi personali, prendendo le decisioni migliori per il gioco”.
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