Per il pilone azzurro il problema principale degli Azzurri è stata la finalizzazione delle azioni pericolose
La sconfitta dell’Italia con il Galles è alle spalle. Gli Azzurri sono di nuovo insieme per iniziare la marcia verso la quinta e ultima gara del Sei Nazioni 2023 contro la Scozia, ma Marco Riccioni, incaricato dell’incontro con i media del lunedì, non ha ancora smesso di pensare al match dell’Olimpico.
“I postumi fisici della partita li sto smaltendo, tutto a posto. Quelli morali invece sono ancora un po’ lì. Quando fai questo tipo di prestazione è normale non essere contenti per sé stessi e per la squadra. Siamo un po’ giù, ma per fortuna questo sport ti dà sempre l’opportunità di rifarti il fine settimana successivo.”
Nel 17-29 di Roma gli Azzurri hanno segnato due mete e fatto registrare alcune ottime statistiche in chiave offensiva, nonostante il risultato finale: il 73% delle ruck sono durate meno di 3 secondi, sono stati fatti 11 linebreaks e il Galles è stato costretto a 38 placcaggi sbagliati. Tuttavia rimangono solo 17 i punti segnati, mentre sono 4 le mete subite da una squadra che finora ne aveva segnate soltanto 3 in tutto il resto del Torneo.
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“A livello generale il problema principale è stata la nostra freddezza nel riuscire a chiudere le azioni pericolose – commenta Riccioni, che ritiene l’aspetto offensivo decisivo rispetto a quello difensivo – Siamo la squadra che in questo turno del Sei Nazioni ha fatto più linebreaks e che ha rotto più placcaggi, non possiamo nasconderci dietro al fatto di non avere avuto le occasioni per fare punti. Ne abbiamo avute tante, anche molto evidenti, solo che invece di essere freddi, ci siamo fatti prendere dalla foga del momento e la maggior parte sono sfumate. Anche senza finalizzarle tutte, avremmo potuto essere sopra nel punteggio e vincere la partita. Il problema quindi non sta in quello che facciamo ma in come lo facciamo.”
Infine, una riflessione sulle proprie prestazioni: “Personalmente non è stato facile tornare nel Sei Nazioni dopo essere stato fermo un anno e mezzo, ma dopo ogni partita mi sento sempre meglio. In alcune prestazioni si è visto di più, in altre meno. C’è tanta competizione per il ruolo e questo mi fa sentire molto cresciuto anche solo da quando è iniziato questo Torneo.”
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