L’ex terza linea azzurra racconta i suoi Scozia-Italia: “Nel 2015 avevo già firmato con Glasgow, gli scozzesi mi dicevano di preparami a fare panchina da loro”
Di Scozia-Italia Simone Favaro se ne intende: era in campo in quello splendido pomeriggio di Murrayfield del 2015, così come nella disfatta di due anni prima quando gli Azzurri – sulla carta favoriti – steccarono incredibilmente la partita, e ha giocato anche in Scozia, a Glasgow. L’ex terza linea dell’Italia ha raccontato ai canali della Federazione Italiana Rugby i suoi ricordi delle sfide con gli scozzesi, e le sue impressioni su questa nuova Nazionale.
“Nel 2015 eravamo in una fase di primo ricambio generazionale. Avevamo perso alcune pedine importanti e c’erano dei ragazzi che dovevano ancora formarsi. Quel giorno avevo tanta voglia di rivalsa, avevo già firmato per Glasgow, molti di loro giocavano per la nazionale scozzese quel giorno e in campo mi provocavano dicendomi ‘preparati a fare panchina da noi’”.
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“Non siamo partiti bene, ma poi siamo stati più bravi noi nei momenti chiave. Loro ci soffrivano tantissimo nelle fasi statiche, ricordo una grande partita di Alessandro Zanni e delle belle giocate di Sergio. Avevamo il fuoco dentro, fu una grande partita” continua Favaro, che poi ricorda anche la delusione di due anni prima (sconfitta 34-10 a Edimburgo, una settimana dopo aver battuto la Francia).
“Nel 2013 eravamo più forti della Scozia, ma gran parte della squadra giocava all’estero ed era arrivata al Sei Nazioni abbastanza usurata. Poi si erano aggiunte le fatiche della durissima partita che vincemmo contro la Francia, dove spendemmo tante energie fisiche e mentali. Rispetto all’Italia di oggi, che ha un’età media molto più bassa della nostra, noi eravamo nel pieno della maturità e arrivammo a Edimburgo un po’ scarichi, mentre la Scozia – che in quegli anni era la nostra competitor – era molto più affamata di noi quel giorno”.
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“Ricordo che provai a dare una scossa al match con alcuni placcaggi, ma loro stavano meglio di noi fisicamente. Se li avessimo incontrati in un altro momento del Torneo forse sarebbe stata un’altra storia, perché eravamo superiori a loro e infatti quell’anno giocammo un grande Sei Nazioni vincendo contro l’Irlanda e facendo una gran partita a Twickenham. Quel giorno, però, eravamo cotti, il rugby è uno sport molto fisico e in queste occasioni ti punisce” ricorda Favaro, che poi si concentra sull’Italia di oggi.
“Questa squadra ha finalmente deciso di essere sfrontata come le altre squadre, a differenza nostra che invece avevamo un gioco molto diverso, soprattutto con Mallett, poi con Jacques (Brunel, ndr) ci siamo aperti un po’ di più. I ragazzi stanno facendo lo stesso percorso che ha fatto la Scozia quando 6 anni fa prese Townsend come allenatore: l’obiettivo è giocare e mettere pressione attraverso il gioco”.
“Se c’è qualcosa che mi ricorda la mia Italia? La presenza di un gruppo coeso e in cui ognuno sa quello che deve fare. Così come ai miei tempi da me si aspettavano i placcaggi avanzanti, da Zanni si aspettavano la quantità di lavoro, da Sergio ti aspettavi la classe e la giocata, in questo gruppo da ogni giocatore sai cosa aspettarti e cosa deve fare. Non siamo ancora al massimo livello di maturità, ma secondo me ci si arriverà, e questo vuol dire che la miglior Italia deve ancora venire. Bisogna trovare la continuità nelle prestazioni, l’importante è che questi giovani non si perdano e continuino a giocare con questa fame. Non bisogna essere ‘sazi’ a fine partita dopo le sconfitte, anche se arrivate con una buona prestazione” conclude Favaro.
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