Il tecnico degli azzurrini insieme al direttore tecnico Fir Pacini hanno tracciato un bilancio del torneo giovanile
La conferenza stampa di debriefing del Sei Nazioni 2023 è stata un’occasione importante per parlare anche dei risultati ottenuti dall’Italia under 20 quest’anno, con il c.t. Massimo Brunello che insieme al direttore tecnico Fir Daniele Pacini ha tracciato un bilancio di quanto fatto in questi mesi.
Italia under 20, Brunello: “In questi anni ricordo non più di 2 partite in cui non siamo stati competitivi”
“L’under 20 ha come obiettivo la formazione e il completamento della formazione di tanti elementi che portiamo avanti dall’under 16 in poi. Abbiamo visto dei buoni elementi quest’anno, hanno un buon potenziale: vanno però allenati, formati in tutte le loro fasi ed è importante che abbiano sempre accanto la Federazione e i club. Devono metterci tanto impegno perché ora c’è la fase più difficile, quando escono dall’under 20 e si trovano a giocare con i grandi: è il momento più critico, i giocatori di mischia in particolare hanno un cammino più difficile perché devono avere una maturazione fisica completa e un po’ alla volta si può arrivare ad essere formati a 21-22 anni. Fa piacere che siano arrivati in Nazionale maggiore tanti ragazzi che fino a qualche anno fa giocavano in under 20” ha spiegato Brunello.
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“Per quanto riguarda i risultati, il primo obiettivo è essere competitivi. In questi anni non ricordo più di una-due partite nelle quali non siamo stati competitivi e non abbiamo avuto possibilità di vincere. Quest’anno, anche contro l’Irlanda quando non abbiamo fatto un primo tempo all’altezza, siamo riusciti a stare attaccati al risultato conquistando il bonus offensivo. Le ultime due partite erano quelle da vincere perché siamo superiori a Galles e Scozia, e lo abbiamo fatto”.
Il c.t. ha poi affrontato l’annoso tema dei tanti calci sbagliati durante il Sei Nazioni under 20: “Si poteva vincere sicuramente qualche partita in più, con la Francia abbiamo fatto 5 mete a 3 sbagliando tante trasformazioni e calci. Con l’Inghilterra è successa la stessa cosa. A livello under 20 e under 19 non ci sono in questo momento calciatori con percentuali altissime che possiamo mettere in campo. I primi ad essere consapevoli di aver mancato le aspettative sono i ragazzi stessi, sanno che devono lavorare e sono affiancati da uno specialista come Corrado Pilat. Sono sicuro che ai mondiali le percentuali si alzeranno. È anche una questione emotiva, perché in allenamento le percentuali sono più alte”.
Sulla questione formazione è poi intervenuto il direttore tecnico Daniele Pacini, interpellato in particolare sulla formazione dei giovani alle Zebre: “Le Zebre sono la prima cosa su cui bisogna lavorare e insistere per quanto riguarda l’alto livello. Non si costruisce una squadra in un giorno: quello che in questo momento la Nazionale esprime a livello identitario è quello che le Zebre non sono ancora riuscite ad avere. Anche perché un club, pur essendo federale, è comunque un club, ed è fatto quindi da un sistema molto più complesso rispetto a una Nazionale. A livello sportivo sarà più semplice continuare nella crescita, dopo un primo anno di cambiamenti. Ricordiamoci che partecipiamo a un torneo dominato da una squadra come Leinster che ha circa 25 milioni di euro di budget”.
A Pacini è stato anche chiesto un parere sull’importanza o meno di andare all’estero per i giovani italiani: “I giocatori devono andare all’estero in base a due condizioni: quanto sono pronti a livello mentale e psicologico e ovviamente la destinazione. L’estero non è sinonimo di qualità: ci sono esperienze di ragazzi andati all’estero in maniera precoce se non sconsiderata, e hanno pagato questa scelta, altri invece hanno atteso il momento giusto. Non abbiamo idee di monopolio, ci teniamo che i giocatori facciano il percorso più adeguato per la loro crescita personale”.
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