Un successo meritato e fondamentale per tanti motivi, in attesa di Scozia e Galles
Un successo importante e meritato che proietta nel modo migliore l’Italia alla parte finale di questo Sei Nazioni femminile 2023: la netta vittoria sull’Irlanda (24-7) ha un grande significato non solo per il risultato in sé, ma anche per come le Azzurre hanno superato quello che era ormai diventato un tabù, più psicologico che tecnico.
La superiorità tecnica dell’Italia è stata evidente fin dal calcio d’inizio, nonostante le difficoltà – prettamente mentali – di un primo tempo in cui l’Irlanda si è affidata alle sportellate per restare a galla ed è stata più volte graziata da un’Italia che avrebbe potuto già prendere il largo. La meta di Stefan, dopo un’azione in cui il reparto trequarti ha fatto tutto alla perfezione, ha tolto quel peso dalle spalle che tante volte ha condizionato le partite con le irlandesi. Anche per questo, per quanto resti il rimpianto di non aver ottenuto il bonus offensivo, va dato merito all’Italia di aver risolto senza particolari affanni una partita che – per tanti motivi, soprattutto a livello mentale – poteva diventare molto complicata.
Nel secondo tempo, al di là della meta tecnica irlandese, non c’è mai stata l’impressione che il risultato potesse cambiare. Certo, la prestazione va comunque soppesata alle difficoltà di un movimento femminile irlandese in crisi profonda: la scelta di orientare tutti i principali talenti verso il Seven (in vista delle prossime Olimpiadi) ha indebolito il reparto trequarti della squadra a XV, e le sceneggiate di un importante dirigente IRFU – che stando a quanto riporta il Telegraph avrebbe detto “Non fo**e a nessuno del rugby femminile” durante un discorso del presidente federale irlandese John Robinson – di certo non hanno aiutato a distendere un clima sempre più teso.
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D’altro canto, l’Italia ha dovuto reinventarsi dopo una serie di infortuni che hanno costretto Raineri a schierare 3 esordienti in panchina (e a farne entrare poi 2) e a fare più di qualche esperimento durante il match. L’infortunio di Sgorbini – sfortunatissima in questo Torneo – ha portato infatti Tounesi in terza linea, mentre la scelta di sostituire Capomaggi, autrice di una bella prova, ha cambiato l’assetto del triangolo allargato, con Stefan spostata all’ala e D’Incà estremo. Proprio Alyssa D’Incà, player of the match, ha ottenuto la definitiva consacrazione con una prestazione maiuscola e dei numeri impressionanti: ben 9 placcaggi rotti in attacco, mentre in difesa ha fatto registrare il 100% di placcaggi riusciti, tra cui quello – decisivo – su Doyle nel finale di primo tempo.
L’ala del Villorba non è certo l’unica ad aver giocato una grande partita. Rigoni, dopo un inizio di Sei Nazioni un po’ appannato, sembra essere tornata quella dei giorni migliori. Stefan, capitana di giornata, ha dato alla squadra il ritmo che serviva per mettere in croce le trequarti irlandesi, Tounesi (21 placcaggi, basta questo) e Duca sono state come sempre fondamentali nel fare il lavoro sporco davanti, mentre Giada Franco non ha sfigurato da numero 8. La prima linea, nonostante le difficoltà, ha tenuto duro in quello che poteva essere l’unico appiglio a cui aggrapparsi per l’Irlanda, cedendo soltanto una volta in occasione della – severa ma giusta – meta tecnica del 17-7. Ancora da rivedere invece la touche, con alcuni movimenti ancora da aggiustare e lanci non sempre precisi da parte di Vecchini. Un po’ meglio nel secondo tempo, anche grazie alla contemporanea presenza – a un certo punto – di 4 seconde linee in campo contemporaneamente.
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Il successo del Lanfranchi nasce anche da una netta superiorità difensiva: l’Irlanda, nonostante il 62% di possesso, il 66% di territorio e ben 9 minuti passati nei 22 italiani, ha marcato soltanto una volta, con la mischia. Una solidità difensiva fondamentale, soprattutto in un primo tempo in cui il gioco è stato molto spezzettato, anche a causa di una gestione del breakdown abbastanza confusa da parte dell’arbitra Groizeleau (tra le più brave in circolazione, ma stavolta in evidente giornata no), tanto che nessuna delle due formazioni è riuscita ad adattarsi al suo metro di giudizio. Certo, pesa anche la scellerata scelta delle verdi di non piazzare due calci facili nel primo tempo, ma il merito è stato tutto delle Azzurre che in entrambe le situazioni hanno difeso benissimo “bacando” di fatto la testa delle avversarie. È stata sorprendente, in positivo, anche la concretezza nel gioco al piede delle Azzurre, non propriamente il marchio di fabbrica di questa Nazionale, che contro l’Irlanda ha invece vinto più volte la battaglia tattica.
Francesco Palma
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