Il centro approdato ad Exeter ha chiaramente detto di essersi sentito sottopagato
Uno dei pochi giocatori gallesi che maggiormente hanno impressionato durante il Sei Nazioni è stato Joe Hawkins. Un centro moderno, fisicamente presente e molto capace dal punto di vista tecnico.
Inoltre si tratta di un atleta giovane, di grande prospettiva: 20 anni e un radioso futuro di fronte a sè. Lo ha capito subito Warren Gatland che lo ha impiegato praticamente sempre nell’edizione 2023 e lo hanno capito rapidamente anche gli Exeter Chiefs.
La squadra inglese infatti, nel pieno della ricostruzione sportiva, si è assicurata le sue prestazioni. Ma prima di sbarcare in Premiership è emerso un particolare che fa rifletttere ulteriormente sulla delicata questione dei salari in Galles.
Secondo il Daily Mail, Hawkins ha guadagnato 20.000 sterline all’anno, rimanendo legato ad un contratto da giocatore di accademia, il tutto mentre rappresentava il Galles a livello internazionale.
Nonostante le sue prestazioni indicavano che ci fossero le basi per aumentare significativamente i termini del contratto, gli Ospreys non avrebbero aumentato lo stipendio di Hawkins e nemmeno la WRU è intervenuta in merito.
Galles, Joe Hawkins ha giocato in nazionale a 20.000 sterline l’anno
“Mentre ho trascorso gli ultimi tre anni a giocare a rugby professionistico e successivamente a rugby internazionale, sono stato tenuto sotto un contratto accademico significativamente sottopagato”, ha detto Hawkins in una dichiarazione pubblica. “Voglio riconoscere che firmando per gli Exeter Chiefs, il mio primo contratto professionistico, ho dato piena priorità alla mia carriera. L’ho fatto pensando al mio sviluppo professionale, allo sviluppo personale e alla sicurezza finanziaria”.
Con queste parole l’ex centro degli Ospreys ha motivato la scelta di trasferirsi in Inghilterra, abbandonando così la possibilità di giocare per la nazionale gallese alla prossima Coppa del Mondo.
Hawkins infatti non rientra nella regola dei 25 cap, la quota di presenze che la WRU ritiene necessaria per poter consentire ai suoi giocatori di andare a giocare all’estero e rimanere convocabili.
Sicuramente uno smacco per il coach Warren Gatland, il primo a valorizzarlo nel rugby di alto livello, che dovrà così lavorare su nuove soluzioni in una zona del campo dove il ricambio generazionale diventa indispensabile.
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